Gli attacchi di panico sono il chiaro sintomo di come l’ansia, comunque l’arma migliore di fronte allo stress, sia ormai andata fuori controllo. Possono essere un fenomeno unico, relativamente sporadico, e non richiedere alcun trattamento specifico.
In questo articolo vedremo come riconoscere gli attacchi di panico, cerchiamo di comprendere quali possono esserne i fattori scatenanti e in che modo è possibile gestirli. Quando accadono a noi oppure quando arrivano o colpiscono una persona cara.
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Cosa sono gli attacchi di panico?
Gli attacchi di panico, secondo il DSM-5, sono eventi di improvvisa paura o disagio intensi che raggiungono il picco in pochi minuti, periodo durante il quale si verificano alcuni sintomi fisici o di tipo cognitivo. Come avremo modo di approfondire.
Si parla poi di disturbo di panico, che si distingue per la comparsa di continui attacchi di panico, e implica una preoccupazione persistente per l’insorgenza di ulteriori attacchi o per le loro conseguenze. Come ad esempio perdere il controllo o avere un attacco cardiaco, o impazzire. Altra sua caratteristica è l’alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi, come ad esempio l’evitamento di situazioni non familiari.
Classificazione degli attacchi di panico
In base alle caratteristiche e alla presenza o meno di situazioni scatenanti, gli attacchi di panico possono distinguersi in:
- inattesi o inaspettati, quando si manifestano imprevedibilmente e senza cause razionali
- attesi o causati dalla situazione, se accadono a ridosso dell’esposizione o nell’attesa di una situazione scatenante, per via dell’ansia anticipatoria
- sensibili alla situazione, poiché hanno maggiore possibilità di manifestarsi dopo l’esposizione a un fattore scatenante, anche se non sono necessariamente associati a esso.
Vanno menzionati anche gli attacchi di panico notturni, classificabili tra gli attacchi inaspettati. Tra il 50% e il 70% della popolazione li ha sperimentati in almeno una occasione. Si tratta di bruschi risvegli caratterizzati da forte ansia, disagio e paura. La persona ha poi difficoltà nel riaddormentarsi e tende a evitare il sonno.
Come comincia un attacco di panico?
Gli attacchi di panico possono manifestarsi con un improvviso e inaspettato inizio che si specifica per la comparsa di ansia, paura e un marcato senso di disagio.
Quali sono i sintomi di un attacco di panico?
I sintomi con cui si manifesta una crisi di panico sono sia di tipo fisico che cognitivo. Tra i sintomi cognitivi ci sono:
- paura di morire
- paura di perdere il controllo o impazzire
- senso di irrealtà, o derealizzazione.
I sintomi fisici invece comprendono:
- dolore o fastidio al petto
- vertigini, sensazione di instabilità o svenimento
- brividi o vampate di calore
- nausea o dolori addominali
- intorpidimento o sensazione di formicolio
- palpitazioni o tachicardia
- dispnea o sensazione di soffocamento
- sudorazione
- tremore o scosse.
Come si fa a capire se si soffre di attacchi di panico?
I sintomi appena indicati mutano in base alla gravità dell’episodio e alla persona. Ma quando si manifestano almeno quattro tra i sintomi indicati, si parla di attacco di panico. Negli altri casi gli attacchi si definiscono paucisintomatici.
Che differenza c’è tra ansia e attacchi di panico?
L’ansia è una risposta normale allo stress che tutti sperimentiamo in diverse situazioni della vita. Può essere leggera o moderata e, in alcuni casi, può persino essere utile per affrontare sfide.
È quando l’ansia diventa eccessiva, costante e incontrollabile, che può essere considerata un disturbo d’ansia, che può includere il disturbo d’ansia generalizzato (GAD) o fobie specifiche, ad esempio.
A cosa sono dovuti gli attacchi di panico?
Gli attacchi di panico si manifestano spesso in seguito a:
- diagnosi di una patologia grave
- traumi fisici o psicologici
- lutto
- cambiamenti importanti
- questioni di tipo lavorativo, economico o familiare.
Di fronte a situazioni difficili e stressanti è possibile che il nostro sistema difensivo vada in crisi e si inneschi un allarme molto rumoroso che non riusciamo a spegnere.
L’ansia, secondo le teorie psicoanalitiche, si attiva come risposta alle sollecitazioni da parte della realtà esterna e dei desideri interni. Inoltre, ricerche hanno evidenziato tra i pazienti con attacchi di panico, la comune percezione che i genitori durante l’infanzia fossero minacciosi, critici, esigenti e controllanti. L’ansia quindi nasce dalla paura inconscia di rimanere intrappolati in una situazione di disagio oppure di perdere l’amore delle figure di accudimento.
Le teorie cognitive sostengono, invece, che le persone che sperimentano una forte ansia di fronte ai problemi abbiano alcune convinzioni irrazionali, ovvero idee rigide che provocano emozioni negative e comportamenti poco adattivi. I pensieri irrazionali riguardano, ad esempio, giudizi negativi verso sé stessi e gli altri o verso le situazioni complicate, che vengono vissute in modo terribile e catastrofico.
Infine, Jerome Kagan, professore emerito e ricercatore di Psicologia presso la Harvard University, ha rilevato nei pazienti con disturbo di panico una vulnerabilità neurofisiologica predisponente all’ansia, che ha definito inibizione comportamentale a ciò che non è noto. In altre parole secondo Kagan i bambini, e poi gli adulti, con questa tendenza sarebbero predisposti a provare ansia nelle situazioni che non conoscono.
Cause organiche
Una crisi di panico può, in misura minore, avere cause organiche tra cui patologie cardiovascolari come angina pectoris, malattie a carico dell’apparato digerente come il reflusso gastroesofageo o a carico dell’apparato respiratorio, come l’asma.
Anche le malattie del sistema nervoso, come la cefalea, o patologie endocrine come il diabete possono essere annoverate tra i fattori scatenanti di natura organica.
Cosa fare per far passare un attacco di panico?
Ci sono alcune azioni concrete che possono essere svolte in caso di crisi di panico. Possiamo infatti:
- isolarci in un luogo tranquillo e privo di stimoli esterni
- respirare lentamente, utilizzando una tecnica denominata del respiro lento
- distendere i muscoli, camminando lentamente
- provare a rallentare i propri pensieri, contando con calma, ad esempio, cercando di visualizzare i numeri un secondo alla volta.
Per assistere invece una persona con un attacco di panico, è possibile:
- mantenere la calma tu al posto suo, pensando che è un momento che può superare col tuo aiuto
- accompagnarlo in un posto tranquillo, possibilmente lontano da altre persone
- dirgli che può capitare di andare in panico, a volte anche senza sapere il perché, e che non è il momento di scoprirlo ora
- respirare insieme, cercando di sincronizzarvi buttando l’aria fuori con la bocca lentamente;
- cercare di assecondare eventuali richieste pratiche, quali sedersi su una panchina, bere un bicchiere d’acqua, fare una telefonata a qualcuno che potrebbe essere d’aiuto.
Come si curano gli attacchi di panico?
È necessario innanzitutto escludere eventuali cause patologiche. Se gli attacchi di panico sono isolati tendono a risolversi senza il ricorso a una terapia. Nei casi di disturbo di panico, in seguito a diagnosi, spesso si agisce integrando terapia terapia psicofarmacologica, psicologica e terapia cognitivo comportamentale.
I risultati a breve e medio termine permettono una remissione del disturbo in circa il 90% dei casi. Gli studi di follow-up indicano poi che il 45% dei pazienti ottiene anche un miglioramento clinico della sintomatologia a due anni dall’inizio del trattamento.
Qual è il miglior farmaco per gli attacchi di panico?
La terapia farmacologica si basa prevalentemente su due classi di farmaci, usati spesso in associazione:
- ansiolitici, soprattutto benzodiazepine
- antidepressivi.
Le benzodiazepine più adoperate sono:
- alprazolam
- etizolam
- clonazepam
- lorazepam.
Possono essere impiegate nelle forme lievi e comunque per un breve periodo di tempo, a causa degli effetti collaterali quali sonnolenza, confusione, disturbi della coordinazione e della memoria. E anche perché possono indurre dipendenza e assuefazione.
Tra gli antidepressivi si sono dimostrati efficaci:
- triciclici (TCA): clomipramina, imipramina, desimipramina
- inibitori delle monoamino ossidasi (IMAO)
- inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI): citalopram, escitalopram, paroxetina, fluoxetina, fluvoxamina, sertralina.
Gli SSRI sono largamente impiegati, soprattutto perché hanno minori effetti collaterali, a differenza degli IMAO che, avendone di gravi, specie in associazione con alcune molecole, sono raramente prescritti. La terapia farmacologica per avere successo deve essere affiancata dalla psicoterapia.
Psicoterapia cognitivo comportamentale
La terapia cognitivo comportamentale è uno dei modelli terapeutici più efficaci nella cura del disturbo di panico. Questo tipo di intervento mira, con la guida di uno psicologo psicoterapeuta, a modificare il comportamento del paziente, attraverso la conoscenza delle proprie sensazioni corporee e delle proprie emozioni.
L’obiettivo della terapia è:
- contrastare i comportamenti disadattivi, come l’evitamento fobico
- incoraggiare l’esposizione enterocettiva e in vivo, esponendo il paziente alle sensazioni fisiche che lo spaventano con esercizi mirati e la messa in pratica delle attività a cui ci si sottrae.
Questo trattamento del disturbo di panico aiuta inoltre a prevenire le ricadute, e mostra di ridurre significativamente gli attacchi di panico notturni. Da tenere in considerazione anche l’approccio terapeutico che prevede l’adozione della Realtà Virtuale.
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Ansia: la psicoterapia online
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(7 Maggio 2023)