Le emozioni svolgono un ruolo essenziale per la nostra sopravvivenza: ci guidano, ci aiutano a identificare i pericoli e ci difendono.
Quando la loro intensità diventa eccessiva o non siamo in grado di riconoscerle, però, corriamo il pericolo che si trasformino in una minaccia contro di noi. In questo articolo cercheremo di capire in che cosa consistono le emozioni, a cosa servono e come fare per riconoscerle e gestirle al meglio.
Che cosa sono le emozioni umane?
Le emozioni umane sono un fenomeno complesso e un campo di indagine molto vasto. La domanda su che cosa siano è di difficile risposta. Sono pensieri, riflessi fisiologici, oppure impulsi comportamentali? Le esperienze emotive sono tutti questi aspetti messi insieme.
Secondo la definizione in psicologia, le emozioni sono processi mentali e fisiologici caratterizzati da una serie di modificazioni psicologiche e fisiche, che scaturiscono sia da stimoli interni che esterni. Questi processi possono essere innati o appresi attraverso l’esperienza. L’Associazione Psicologica Americana descrive l’emozione come un fenomeno complesso e reattivo, che include varie esperienze soggettive, comportamenti, riflessi e variazioni nella fisiologia della persona.
Spesso confuse con gli stati d’animo o i sentimenti, le emozioni sono processi multicomponenziali che informano le nostre vite, determinano le nostre azioni e i nostri comportamenti. In altre parole, sono risposte, formate da fenomeni involontari, automatici e simultanei, che coinvolgono sia il corpo che la mente.
Pensiamo a quando ci si corruga il volto per un torto subito, o a quando scappiamo spaventati davanti a un pericolo, o a come i nostri pensieri si tingano di nero quando subiamo una perdita: i fattori che entrano in gioco sono molteplici e di natura diversa.
Come sono fatte le emozioni?
Le emozioni, come accennato, sono risposte a uno stimolo. Questo stimolo può essere:
- interno, come un pensiero o una sensazione corporea
- esterno come un amico che ci dà buca o il capo che ci urla contro.
In ogni caso, questo stimolo dà luogo a una serie di modificazioni a livello del sistema nervoso. Si configurano così le reazioni emotive che sono caratterizzate da aspetti fisiologici, come i cambiamenti:
- nella frequenza cardiaca
- nella temperatura corporea
- nelle espressioni facciali
- nell’attivazione muscolare
- nel livello di ossigeno del sangue.
Ma anche da aspetti cognitivi, come:
- la valutazione della natura dello stimolo (appraisal)
- i cambiamenti verbali
- la tendenza all’azione
- la messa in atto di un comportamento specifico (per esempio, aggredire se siamo arrabbiati o scappare se siamo spaventati).
Ognuna delle diverse componenti del “sistema emozione” influenza le altre. Modificare una parte del sistema può voler dire modificare l’intera risposta. Questa è un’ottima notizia in termini di regolazione emotiva: per calmarci, per esempio, possiamo agire sui pensieri, sul corpo o, ancora, sui fattori che ci rendono più vulnerabili, nel breve e nel lungo termine.
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A cosa servono le esperienze emotive?
Le emozioni sono la nostra bussola interna: rivestono un ruolo fondamentale nei processi di decisione, giudizio e ragionamento. Ci danno informazioni sul nostro stato, sul livello del nostro benessere, permettono di gestire le decisioni cruciali, ci aiutano a capire le nostre necessità.
Secondo la teoria darwiniana, tutte le emozioni sono indispensabili da un punto di vista evolutivo: sono il risultato di un lungo processo di adattamento che ha reso più efficaci le risposte degli esseri umani all’ambiente circostante, garantendo la sopravvivenza della specie. Per esempio: senza paura non ci fermeremmo al semaforo rosso; senza rabbia non ci difenderemmo dalle ingiustizie e dalle offese; senza la tristezza non riusciremmo a elaborare i lutti e le perdite.
Le 3 funzioni fondamentali delle emozioni
Le emozioni, nello specifico, svolgono 3 funzioni fondamentali:
- ci attivano a livello neurofisiologico, preparandoci all’azione. Ci spingono a mettere in atto un comportamento fondamentale per la nostra sopravvivenza, senza la mediazione del ragionamento. Permettono di risparmiare tempo in caso di pericolo o di emergenza
- comunicano agli altri come ci sentiamo. Le espressioni facciali, il tono della voce, la postura, i gesti e le azioni forniscono agli altri un segnale importante sul nostro stato
- informano a noi stessi di come stiamo. Sono segnali che parlando del nostro stato interno, dei nostri livelli di soddisfazione e benessere. Per esempio, ci dicono se stiamo o meno raggiungendo i nostri obiettivi personali, affettivi e interpersonali.
Quali sono le 5 emozioni primarie?
Le 5 emozioni primarie sono emozioni fondamentali (o di base): sono innate, espresse universalmente da tutti in qualsiasi tempo, luogo e cultura. Ognuna ha un suo preciso scopo dal punto di vista evolutivo:
- la paura segnala un pericolo e serve a metterci in salvo con la fuga, l’attacco, o l’immobilità
- la tristezza, legata a una perdita, ci dà il tempo di ritirarci, di riflettere e di elaborare quanto perduto
- la rabbia segnala un torto subito e ci dà una mano a metterci nella posizione di difendere e rivendicare i nostri diritti
- il disgusto ci allontana da qualcosa di fisicamente o moralmente negativo per noi
- la gioia si prova quando siamo soddisfatti del nostro stato, per indurci a mantenerlo.
Il ricercatore Paul Ekman ha aggiunto a queste, anche la sorpresa, ma altri autori la assimilano alla paura o alla gioia.
Quali sono le emozioni secondarie?
L’esperienza emotiva umana si fonda, oltre che sulle emozioni di base, anche sulle emozioni secondarie. Queste si sono originate nel corso dello sviluppo filogenetico da quelle primarie e sono una combinazione di esse. Ne sono un esempio:
- allegria
- rammarico
- delusione
- vergogna
- orgoglio
- gelosia
- speranza
- senso di colpa.
Sono anche definite emozioni sociali: servono per favorire la cooperazione e la coesione del gruppo, ci aiutano a vivere con gli altri e a integrarci.
- le emozioni primarie si manifestano spontaneamente senza richiedere un’analisi consapevole. Emergono in risposta a stimoli immediati e istintivi, senza la necessità di un approfondimento introspettivo.
- le emozioni secondarie, al contrario, si presentano come una realtà emotiva più complessa rispetto alle emozioni primarie, coinvolgendo un certo grado di autoconsapevolezza. Sono profondamente influenzate dalla riflessione e implicano il modo in cui una persona si percepisce e interpreta il proprio mondo emotivo.
In base a criteri edonici, fondati cioè sul piacere o dispiacere che provocano, possiamo distinguere anche tra emozioni negative e positive. Questa distinzione non è fondata su un giudizio di valore: nessuna emozione è migliore o peggiore dell’altra. Hanno tutte la stessa rilevanza per il nostro benessere e per la nostra salute.
Qual è la differenza tra emozioni, sentimenti e stati d’animo?
Le emozioni, sentimenti e stati d’animo sono spesso utilizzati come sinonimi. Sono, invece, fasi distinte e complementari nel nostro mondo interiore. La chiave per comprenderne la differenza risiede nel fattore tempo.
Le emozioni scaturiscono rapidamente come reazioni chimiche a specifici stimoli. Sono risposte psicofisiologiche più immediate, potenti e spesso automatiche. Quando il nostro cervello identifica il fattore scatenante, in soli 1/4 di secondo, le sostanze chimiche pertinenti vengono rilasciate nel nostro corpo, dando vita alle emozioni.
I sentimenti, d’altra parte, emergono mentre riflettiamo ed elaboriamo le nostre emozioni. Sono, più precisamente, l’esperienza consapevole e personale delle emozioni, e includono il processo cognitivo di interpretazione e assegnazione di significato alle risposte emotive. I sentimenti sono soggettivi, più duraturi e complessi, e spesso non hanno una componente fisiologica immediatamente evidente come le emozioni. Mentre le emozioni possono essere considerate universali e condivise tra persone di diverse culture, i sentimenti sono influenzati fortemente dal contesto personale, culturale e sociale.
Gli stati d’animo, infine, sono più ampi e generici. Sono influenzati da una combinazione di input diversi, tra cui l’ambiente circostante, come il tempo atmosferico o le persone che ci circondano, e la nostra attuale fisiologia, compreso dove concentriamo la nostra attenzione e quali emozioni stiamo vivendo. Gli stati d’animo hanno una durata più estesa e possono persistere per minuti, ore o addirittura giorni.
Quando l’emotività va fuori controllo?
Le emozioni a volte possono essere troppo intense rispetto alla specifica situazione che stiamo vivendo. Si parla in questo caso di disregolazione emotiva. Questo accade perché intervengono fattori appresi nella nostra storia di vita o aspetti traumatici che funzionano da amplificatori di vulnerabilità. Anche in questo caso, le emozioni sono utili e ci proteggono, ma possono essere vissute con fatica e difficoltà.
La psicoterapia può aiutarci a mettere a fuoco questi fattori di vulnerabilità e a darci gli strumenti per poter regolare meglio l’intensità dei nostri stati emotivi.
L’alessitimia
L’alessitimia è la difficoltà nell’identificare, descrivere e interpretare le proprie emozioni e quelle degli altri. Chi soffre di alessitimia trova complicato distinguere tra emozioni e sensazioni fisiche e, di solito, non riesce a rendersi conto delle cause che le provocano. L’alessitimia si pone, talvolta, alla base di alcune difficoltà emotive.
Cosa succede se non riusciamo a comprendere le nostre emozioni? Se non riusciamo a trovare la giusta etichetta per il groviglio di sensazioni fisiche e mentali che stiamo provando?
Per esempio, se non riusciamo a riconoscere che alcuni elementi fisiologici (come sudorazione o salivazione) derivano dall’ansia, potremmo pensare di avere qualcosa di grave e la paura potrebbe diventare un attacco di panico.
Saper riconoscere e identificare quello che si sta provando è fondamentale per gestire in maniera efficace le emozioni.
Quali sono le emozioni più forti? E come gestirle?
Le emozioni più forti sono quelle che sembrano incontrollabili e che, per la loro intensità, ci spaventano e ci disorientano. Le emozioni negative come la paura, il disgusto, e la rabbia sono di certo tra le reazioni emotive più intense.
Anche le emozioni positive, tuttavia, possono fare paura. L’amore, ad esempio, mette in difficoltà molte persone. Si può aver paura di innamorarsi, di essere felici (cherofobia) o della sensazione di intimità.
Per vivere pienamente è importante saper dare un nome alle emozioni. Un intervento di psicoeducazione emotiva, che insegni attivamente che cosa si prova e a capirne l’origine, può rivelarsi fondamentale per il proprio benessere.
Come si fa a riconoscere le emozioni?
Riconoscere le emozioni, sia proprie che altrui, non è sempre facile e richiede la capacità di interpretare diversi segnali e aspetti del comportamento e dell’esperienza umana. Per riconoscere le proprie emozioni, il primo passo è prendersi il tempo per analizzare proprie sensazioni corporee. Praticare l’introspezione e la mindfulness può aiutare a diventare più consapevoli di come gli eventi esterni o i propri pensieri influenzino le reazioni emotive.
Alcune considerazioni utili possono essere quelle di valutare le proprie reazioni fisiche, come i cambiamenti nei battiti cardiaci o nella respirazione. Questo permette di essere più consapevoli di come il proprio corpo reagisce alle diverse circostanze.
Quando si tratta di identificare le emozioni degli altri, l’osservazione attenta può essere molto utile. A questo proposito, uno degli aspetti fondamentali è prestare attenzione al linguaggio non verbale delle persone, come le espressioni del viso e le movenze del corpo. Questi, infatti, possono dare indizi importanti sulle loro emozioni. È fondamentale, inoltre, considerare il contesto in cui si trova l’altra persona, perché questo influisce significativamente su come si esprimono e si vivono le esperienze emotive.
Anche l’ascolto è una componente essenziale. In particolare, è utile concentrarsi non solo su ciò che le persone dicono ma anche su come lo dicono: il tono della voce, il volume e il ritmo spesso cambiano a seconda dello stato emotivo.
Anche semplicemente chiedere alle persone come si sentono può perfezionare la capacità di riconoscere quello che provano. Oltre a fornire chiarezza sui processi emotivi, può anche aiutare a costruire rapporti più forti e di fiducia. L’esperienza diretta e l’auto-osservazione continuano poi a perfezionare ulteriormente queste capacità nel tempo, il che significa che più ci si esercita a riconoscere le emozioni, più si diventa abili a farlo.
(23 Luglio 2024)