I disturbi della personalità si caratterizzano per una certa inflessibilità, da parte di chi ne soffre, nella percezione, nella reazione e nella relazione rispetto a persone ed eventi. Possono porre l’individuo in una condizione di sofferenza e di insoddisfazione per la qualità della propria vita.
In situazioni sociali, negli affetti personali e familiari, nel proprio vissuto interiore, queste patologie arrivano a creare conflitto non solo nella persona che soffre ma anche nei familiari che si ritrovano a gestire un burden (un peso) complesso e delicato.
Cos’è un disturbo della personalità?
Per poter parlare dei disturbi, occorre prima specificare cosa si intende per “personalità”.
La personalità è l’insieme dei pensieri, dei sentimenti e dei comportamenti di una persona. Ogni personalità è costituita da un insieme di “tratti”, ovvero sfumature specifiche nel modo di pensare, di vivere gli stati d’animo, di mettersi in relazione con gli altri e di affrontare la realtà.
Il DSM-5 definisce un disturbo di personalità come un pattern costante di comportamento e di vita interiore che si smarca, per così dire, in modo netto rispetto alle aspettative culturali dell’individuo. Un disturbo che il DSM-5 definisce pervasivo e inflessibile.
Il suo esordio viene ricondotto all’età adolescenziale e alla prima età adulta. Questi tipi di disturbi si caratterizzano inoltre per avere una certa stabilità nel tempo, determinando disagio e menomazione.
Come capire se si soffre di un disturbo di personalità?
Comprendere autonomamente se si è affetti da questo genere di patologia non è affatto semplice perché, di norma, chi ne soffre tende a non rendersi conto di avere problemi nel campo della personalità e, piuttosto, percepisce il proprio disagio psicologico su altri fronti. Può anche capitare che non si accorga nemmeno del proprio disagio, considerando i propri pensieri totalmente normali e ritenendo invece strani tutti gli altri.
Inoltre, bisogna sempre tenere presente che, per poter diagnosticare efficacemente un disturbo di personalità, esso deve necessariamente essere identificato come disadattivo, inflessibile e persistente ma anche che i sintomi possono variare anche molto da persona a persona.
Poiché i disturbi di personalità tendono a creare problemi anche gravi alle relazioni con le altre persone, talvolta, è più semplice per un osservatore esterno circoscrivere al campo della personalità il disagio che prova una persona che ne soffre. A livello individuale, chi è affetto da problemi di personalità potrebbe anche solo accorgersi di sintomi da ricondurre ad altro, come lo sviluppo di una dipendenza, il disturbo da stress post traumatico, l’ansia e la depressione, cercando così aiuto per curare quelli invece della propria patologia principale.
Come si presentano i vari disturbi?
Affinché sia possibile parlare, in sede diagnostica, di disturbo della personalità, è necessario che il disagio si manifesti in almeno due di queste quattro aree:
- la cognitività, ovvero i modi di percepire sé stessi, gli altri e gli eventi
- l’affettività, relativamente a intensità, varietà, labilità e adeguatezza della risposta in termini emotivi
- il funzionamento interpersonale, ovvero la qualità del rapporto che si estende a due o più individui
- il controllo degli impulsi riconducibili, per esempio, a stati di rabbia.
Quanti disturbi della personalità esistono?
Stando al DSM-5, il manuale diagnostico più diffuso in psichiatria, i disturbi di personalità sono 10, con l’aggiunta di disturbi di personalità dovuti a condizioni mediche o disturbi di personalità detti NAS, ovvero “Non Altrimenti Specificati”. Quest’ultima classificazione riflette l’ambiguità dei sistemi diagnostici in psichiatria: è molto raro, infatti, riscontrare nella pratica clinica l’esistenza di disturbi di personalità così netti e riconoscibili.
Più spesso, ognuno di noi racchiude nella propria personalità diversi tipi di tratti riconducibili a vari disturbi, che a volte possono essere classificati come patologici e altre volte come caratterizzanti. Il DSM inoltre non include tipologie di personalità patologiche invece molto rilevanti in ambito clinico, come la personalità depressiva, o quella masochistica. Queste tipologie sono invece incluse nelle formulazioni di tipo psicoanalitico della personalità.
Gli altri manuali diagnostici
Esistono tuttavia altri approcci nell’inquadramento di questi disturbi. Il Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM-2), ad esempio, cerca di classificare le personalità in base a fattori più ampi, come i meccanismi di difesa dall’ansia, le credenze patogene di fondo e l’età della persona.
Esistono poi almeno altri due manuali diagnostici rilevanti, come l’International Classification of Disease (ICD-10) e l’OPD, manuale di Diagnosi Psicodinamica Operazionalizzata.
La necessità di classificare i disturbi di personalità in tipologie discrete deriva soprattutto da due fattori:
- il bisogno di semplificazione del linguaggio e individuazione di uno schema comune di riferimento per i professionisti della salute mentale
- necessità delle compagnie assicurative, soprattutto statunitensi ma non solo, di valutare i rimborsi possibili per sostenere le spese mediche di chi ha sottoscritto un’assicurazione.
A seconda delle lenti che utilizziamo, i disturbi di personalità possono essere più o meno di dieci e più o meno complessi. Ad ogni modo la letteratura scientifica conviene che quelli più riconoscibili siano i dieci indicati nel DSM. È quindi possibile capire la malattia mentale con approcci differenti.
Quali sono i cluster dei disturbi di personalità?
Il DSM classifica questi dieci disturbi in tre grandi gruppi o cluster:
- il cluster A include i disturbi paranoide, schizoide e schizotipico. Persone con questi disturbi appaiono spesso come “strani” o “eccentrici”
- il cluster B include i disturbi antisociale, borderline, istrionico e narcisistico di personalità. Questi individui sono descritti come “amplificativi”, emotivi e imprevedibili
- il cluster C include i disturbi evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo di personalità.
Spesso le diagnosi non sono così chiare e una persona può presentare più di un disturbo di personalità o più tratti di personalità riconducibili a disturbi diversi.
Quali sono i dieci disturbi della personalità?
Elenchiamo dunque i principali disturbi della personalità, in base alle indicazioni del DSM-5, prima di passarne in rassegna i rispettivi sintomi:
- paranoide
- schizoide
- schizotipico
- antisociale
- borderline
- istrionico
- narcisistico
- evitante
- dipendente
- ossessivo-compulsivo.
Dobbiamo specificare come tutti questi disturbi della personalità si presentano, con una certa frequenza, in comorbidità con altri disturbi di tipo psichiatrico. Il termine comorbidità indica ogni altra patologia, distinta e a sé, che si è manifestata oppure tende a comparire in concomitanza con il decorso clinico di un paziente sotto osservazione per una data patologia.
Quanti disturbi di personalità si possono avere?
Non è insomma infrequente che chi è affetto da problemi di personalità abbia caratteristiche corrispondenti ai tratti distintivi di più di un disturbo. Più semplicemente, la comorbidità è la concomitanza, nello stesso paziente, di due o più disturbi. Può addirittura capitare che disturbi appartenenti a cluster differenti abbiano le stesse, identiche cause. In particolare, se è più intuitivo notare come i confini interni tra le patologie che si riferiscono a uno stesso cluster possano essere permeabili, capita anche che ci siano casi di sintomatologie che mescolano non solo due patologie ma anche due cluster differenti (non a caso, si parla di confini porosi anche tra cluster). Allo stesso modo, però, sono presenti polarità così spiccate tra i vari cluster che ci sono singoli disturbi che non potrebbero mai coesistere (una personalità istrionica, per esempio, non potrebbe mai avere anche tratti schizoidi a causa dell’atteggiamento opposto rispetto alle attenzioni degli altri).
Tra i disturbi psichiatrici più frequenti, in comorbidità con i disturbi della personalità, ci sono:
- l’abuso di sostanze come farmaci, oppure alcol
- i disturbi del comportamento alimentare
- la ludopatia
- i disturbi d’ansia
- i disturbi dell’umore.
Come avvengono le diagnosi?
Per diagnosticare un disturbo di personalità è necessaria la valutazione di un esperto regolarmente abilitato, quale ad esempio uno psicologo, uno psicoterapeuta o uno psichiatra. La diagnosi viene eseguita tramite colloquio e test psicologici quando lo specialista lo ritenga necessario. Il tempo per la diagnosi di solito varia dai 2 ai 4 colloqui.
Quali sono i sintomi?
I sintomi dei disturbi della personalità sono associati agli specifici tipi di disturbi:
- il disturbo paranoide di personalità è un pattern che si caratterizza per sospettosità e sfiducia, per cui le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole
- nel disturbo schizoide di personalità si ha pattern che si esplica in un distacco dalle relazioni sociali e in una ristretta gamma di espressività delle emozioni
- il disturbo schizotipico di personalità è un pattern che si manifesta in un acuto disagio nelle relazioni di tipo affettivo, in distorsioni percettive o cognitive, oltre che eccentricità nel comportamento
- con il disturbo antisociale di personalità si ha un quadro caratterizzato sia da inosservanza che violazione dei diritti delle altre persone
- il disturbo borderline di personalità è un pattern che si caratterizza per la instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti, e da una marcata impulsività
- nel disturbo istrionico di personalità è un pattern in cui si osservano ricerca di attenzione ed emotività eccessiva
- con il disturbo narcisistico di personalità si ha un pattern caratterizzato per grandiosità, bisogno di ammirazione e mancanza di empatia
- nel disturbo evitante di personalità si ha un pattern caratterizzato da inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità ai giudizi negativi
- nei casi di disturbo dipendente di personalità si osserva un pattern caratterizzato da comportamento sottomesso e adesivo legato a un eccessivo bisogno di essere accuditi.
- col disturbo ossessivo-compulsivo di personalità si sviluppa un pattern caratterizzato da preoccupazione per l’ordine, perfezionismo ed esigenze di controllo.
Come si curano i disturbi di personalità?
I disturbi di personalità sono pattern di pensiero e comportamento piuttosto stabili. Tuttavia la psicoterapia può essere molto di aiuto nello scalfire i sintomi di questi disturbi.
Nella letteratura scientifica si è visto che in genere una psicoterapia (qualunque psicoterapia) è più efficace rispetto al non-intervento o alla sola terapia farmacologica. Il trattamento migliore, inoltre, sembra essere quello integrato, che unisce terapia “parlata” e farmacologica.
Ad ogni modo, è estremamente complicato generalizzare questo discorso, dal momento che ogni persona ha un’anamnesi unica, dispone di risorse specifiche e patisce determinati limiti, vive in determinati contesti ambientali. Pertanto il trattamento ideale per una persona potrebbe non essere adeguato per un’altra con lo stesso disturbo.
La malattia mentale non deve essere uno stigma
È bene quindi valutare attentamente la situazione con alcuni colloqui psicologici preliminari e una diagnosi di funzionamento accurata, prima di avviare qualsiasi approccio terapeutico integrato.
A volte la mancanza di conoscenza, il fatto che disturbi psichiatrici siano borderline e non abbiano dei confini netti e definiti, i pregiudizi patiti da chi soffre di un disturbo psichiatrico rischiano di determinare un non riconoscimento del malessere. E a questo non riconoscimento rischia di seguire emarginazione.
È fondamentale che i disturbi della personalità, così come ogni altra condizione di sofferenza psichica e psicologica, non siano causa di stigma. Sono invece richiesti ascolto professionale e familiare al fine di garantire la migliore qualità di vita e la più ampia integrazione.
(11 Aprile 2024)