Il masochismo: significato, tipologie e trattamenti

Il masochismo è un disturbo psicologico caratterizzato da un'attrazione verso la sofferenza fisica, come il dolore, o mentale, come la colpa o l'umiliazione.

Il masochismo: significato, tipologie e trattamenti

Il masochismo è un disturbo psichico il cui significato si concentra sulla ricerca del piacere attraverso il dolore psicologico o fisico, la sofferenza o l’umiliazione. È caratterizzato da un atteggiamento di passività di fronte a maltrattamenti e patimento, alimentato da un desiderio di autopunizione e penitenza. 

In passato questo disturbo era associato prevalentemente alla sfera sessuale, considerato come una pratica consensuale e non patologica: una fantasia sessuale accettata e considerata normale se praticata tra adulti consenzienti.

Ad oggi però assume sempre più spesso la forma di malattia, riconosciuto come una vera e propria psicopatologia che, se non trattata adeguatamente, può causare notevole disagio e compromettere le relazioni sociali e lavorative della persona affetta.

Le manifestazioni del masochismo possono emergere già nella prima età adulta, aumentando in frequenza e intensità nel tempo.

Che cosa vuol dire essere masochista?

Essere masochisti implica una complessa dinamica psicologica in cui il soggetto sviluppa un atteggiamento di passività nei confronti di maltrattamenti.
I masochisti tendono a subire violenze senza reagire, adottando un atteggiamento passivo e privo di assertività. Spesso accettano di vivere in una situazione di dipendenza emotiva o fisica da chi li controlla.

Nel masochismo morale, ad esempio, l’individuo prova un desiderio inconscio di fallimento e sottomissione, spesso spinto da profondi sensi di colpa. Il dolore, sia fisico che emotivo, assume un significato simbolico, diventando un modo per espiare tali sensi di colpa. Di conseguenza, l’individuo accetta passivamente ogni forma di sofferenza, interpretandola come una giusta punizione. 

Il masochista narcisista, a differenza di chi subisce violenza senza reagire, si sottopone volontariamente a esperienze dolorose, sia fisiche che emotive. In questo modo, paradossalmente, esercita un senso di controllo sulla propria sofferenza, trasformandola in una fonte di potere.

Quanti tipi di masochismo esistono?

Il masochismo può manifestarsi in diverse forme, ciascuna con le proprie caratteristiche distintive.
Tra le tipologie più comuni, troviamo:

  1. Masochismo sessuale: Questa forma di masochismo è legata al bisogno di associare il piacere erotico a condizioni di sofferenza fisica o psicologica. Il masochista sessuale sperimenta l’eccitazione esclusivamente tramite la sottomissione a dolori o umiliazioni, spesso derivanti da fantasie legate a punizioni infantili erotizzate. Di conseguenza, trova piacere nell’essere picchiato, legato (pratica conosciuta come bondage), o coinvolto in atti come ustioni, perforazioni della pelle o frustate.
  2. Masochismo morale: in questo caso si manifesta una ricerca del fallimento e della sottomissione, con un comportamento auto-frustrante e passivo. Il masochista morale può vivere costantemente nel ruolo della vittima, cercando maltrattamenti per soddisfare il proprio desiderio di autopunizione. Può boicottare attivamente il proprio successo o sabotare le proprie relazioni, convinto di non meritare la felicità o la realizzazione.
  3. Masochismo femminile: questa tipologia riflette un atteggiamento innato di passività, spesso associato alle caratteristiche considerate “femminili”. Le donne masochiste spesso lottano con sentimenti sottostanti di bassa autostima, spesso derivanti dalle convinzioni patriarcali interiorizzate che fanno credere che il loro valore risieda nella loro capacità di sopportare il dolore e il sacrificio per gli altri.
  4. Masochismo narcisistico: in questa variante l’individuo trae soddisfazione dalla sofferenza emotiva e psicologica che si procura intenzionalmente. Al centro di questo comportamento risiede un profondo senso di inadeguatezza e un bisogno impellente di sentirsi speciale e superiore agli altri. Il masochista narcisista costruisce la propria identità attorno alla sofferenza, percependola come una prova di forza. Questa forma di masochismo rappresenta un meccanismo di difesa inconscio per compensare un senso di inferiorità e insicurezza. Attraverso la sofferenza autoinflitta, l’individuo cerca di elevare la propria immagine di sé, costruendo un’identità illusoria di superiorità.

Perché si diventa masochisti?

La questione delle cause del masochismo è complessa e coinvolge una serie di fattori interconnessi. Secondo Sigmund Freud, nella sua teoria del complesso di Edipo, un superamento non corretto di questa fase dello sviluppo infantile può predisporre al masochismo: in questa prospettiva, l’individuo associa la punizione all’amore, interiorizzando l’idea che il dolore sia l’unica forma di attenzione o affetto che può ricevere dagli altri.

Anche le dinamiche familiari disfunzionali possono svolgere un ruolo significativo nello sviluppo del masochismo. L’iperprotettività o la rigidità da parte dei genitori possono ostacolare l’autonomia del bambino e la sua capacità di gestire le emozioni e i conflitti in modo sano. Questo può portare l’individuo a percepire la sofferenza come un modo per ottenere attenzione o per esprimere i propri bisogni emotivi.

Esperienze traumatiche, come abusi fisici o emotivi, negligenza o situazioni di vita stressanti, possono aumentare la vulnerabilità al masochismo. Il trauma può distorcere nell’individuo la percezione del mondo e delle relazioni, portandolo ad associare il dolore all’amore o alla sicurezza. In alcuni casi, il masochismo può rappresentare infatti un meccanismo di coping per elaborare il dolore emotivo e ritrovare un senso di controllo sulla propria vita.

Come capire se una persona è masochista?

I sintomi che caratterizzano il masochismo risultano spesso sottili o camuffati da altri comportamenti, rendendo così difficile identificare il disturbo.

In amore un individuo masochista potrebbe trovarsi attratto da relazioni che comportano dolore emotivo, fisico o psicologico. Potrebbe cercare partner dominanti o relazioni tossiche, traendo piacere dalla sofferenza auto-inflitta.

Il masochista evita spesso esperienze positive e gratificanti: rifiuta i complimenti, boicotta successi o relazioni felici, percependo il piacere come una minaccia o un’esperienza immeritata. Si sente inoltre in colpa per la propria serenità, alimentando un bisogno inconscio di espiazione attraverso la sofferenza.

Chi soffre di questo disturbo ha inoltre la tendenza ad assumere un ruolo vittimistico nella vita in generale. Tende a lamentarsi spesso delle proprie circostanze, incolpando gli altri per i propri problemi, evita di prendere iniziativa o di assumersi responsabilità, preferendo rimanere intrappolato in una situazione di comfort, anche se negativa, piuttosto che affrontare l’incertezza.

Masochismo. Come guarire?

La psicoterapia rappresenta la chiave di volta nel trattamento del masochismo. Offre al paziente uno spazio sicuro e non giudicante per esplorare le profonde radici del proprio comportamento, comprendere i meccanismi sottostanti e sviluppare strategie di coping più sane.
Tra gli approcci terapeutici efficaci elenchiamo:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (TCC): la TCC si focalizza sul modificare schemi di pensiero disfunzionali e promuovere comportamenti più adattivi. Attraverso tecniche specifiche, il paziente impara a identificare e sfidare pensieri negativi, sviluppare modelli di pensiero più realistici e costruire abilità efficaci per gestire le emozioni e le situazioni difficili.
  • Terapia psicodinamica: questa terapia esplora le dinamiche inconsce che guidano il comportamento masochistico. Attraverso l’analisi di esperienze infantili, relazioni passate e conflitti interni, il paziente può acquisire una maggiore consapevolezza delle motivazioni profonde che lo spingono a ricercare la sofferenza.
  • Terapia di coppia per dinamiche relazionali sane: la terapia di coppia può rivelarsi particolarmente utile quando il masochismo si manifesta all’interno di relazioni dannose. In questo contesto, il lavoro terapeutico si concentra sul migliorare la comunicazione, identificare modelli relazionali malsani e sviluppare dinamiche più equilibrate tra i partner.

In alcuni casi, il trattamento può beneficiare dell’integrazione con la farmacologia. Farmaci antidepressivi o ansiolitici possono essere utilizzati per gestire sintomi concomitanti come depressione, ansia o disturbi del sonno, creando un ambiente più favorevole al lavoro psicoterapeutico.