L’ipnosi è una pratica psicologica che induce uno stato di trance, in cui una persona sperimenta cambiamenti di sensazioni, percezioni, pensieri e comportamenti.
Sebbene molte persone possano ancora guardare con sospetto all’ipnosi, talvolta considerandola quasi come un gioco di magia, è invece un fenomeno psicologico concreto e scientificamente provato per scopi terapeutici.
In questo articolo esploreremo le molteplici sfaccettature in cui si manifesta e le sue applicazioni nel trattamento di disturbi specifici.
Tipi di ipnosi
La tecnica dell’ipnosi è utilizzata da tempo e affonda le proprie radici nelle antiche pratiche dei riti religiosi e medici. Nel corso dei secoli si è evoluta, declinandosi in diversi tipi all’interno del campo della psicologia, ciascuno con obiettivi specifici:
- ipnosi regressiva: questo approccio mira al recupero di esperienze passate, spesso rimosse dalla memoria, che possono essere la causa di disturbi attuali. Durante l’ipnosi regressiva il terapeuta utilizza suggestioni per portare il paziente in uno stato di profondo rilassamento al fine di aiutarlo a ricordare eventi del passato.
- Autoipnosi: questa forma di ipnosi è autoindotta. In questo caso il soggetto è in grado di concentrarsi autonomamente su una specifica idea, parola o immagine per creare uno stato di trance. Questo stato autoindotto può essere utilizzato per modificare il comportamento e gestire vari problemi, come l’ansia o l’insonnia.
- Ipnosi ericksoniana: un approccio che prende il nome dallo psichiatra Milton Erickson, che considerava la trance come un fenomeno naturale con stati di concentrazione intensi che ogni persona sperimenta nella vita quotidiana. Con questa modalità ci si concentra sulle capacità dell’individuo di raggiungere uno stato di coscienza parzialmente alterato, adottando un metodo non direttivo che riconosce il paziente come parte attiva del processo.
A cosa serve l’ipnosi?
L’ipnosi è un potente strumento utilizzato per affrontare il dolore e una serie di disturbi fisici che sono strettamente connessi alla sfera emotiva.
Tra le numerose applicazioni, l’ipnosi viene praticata:
- per l’ansia: può essere un valido strumento per superare attacchi di panico e ansia in generale. Durante la trance ipnotica il paziente può affrontare le situazioni che scatenano queste reazioni, rendendole gradualmente più gestibili nella vita di tutti i giorni.
- per l’autostima: le sessioni guidate di ipnosi aiutano a potenziare l’autostima e promuovere una visione più positiva di se stessi.
- per il superamento dei traumi: questa tecnica può ridurre l’ansia associata a eventi traumatici, consentendo al paziente di elaborare ricordi dolorosi in un ambiente controllato.
- per dormire: può essere efficace nel trattare l’insonnia in quanto aiuta a rilassarsi sia fisicamente che mentalmente, riducendo la tensione che spesso ostacolano il sonno.
- per smettere di fumare e di bere: l’ipnosi può essere utilizzata per affrontare le dipendenze. Incentiva un’analisi dei comportamenti legati alla dipendenza da tabacco o alcol e questo processo aiuta il paziente a riflettere sulle proprie esigenze in modo più consapevole.
- per i disturbi alimentari: aiuta le persone a gestire il desiderio di controllare la propria alimentazione.
- come terapia del dolore: l’approccio ipnotico è utilizzato per alleviare il dolore fisico. Questa tecnica è stata infatti recentemente adottata per gestire il dolore durante il parto: le sessioni di preparazione al parto in ipnosi possono ridurre il tempo di travaglio e migliorare il benessere generale della donna.
- per le paure e le fobie: le sedute di ipnosi possono essere utili per consentire al paziente di esplorare le sue paure in modo protetto e trovare spunti per affrontarle gradualmente nella vita reale.
- per la gestione delle relazioni e dei sentimenti: la terapia aiuta le persone a migliorare il proprio modo di relazionarsi e a fare scelte più consapevoli nelle relazioni sentimentali.
Le diverse tecniche
Nel campo dell’ipnosi gli esperti impiegano diverse tecniche per condurre il soggetto in uno stato di trance. Tra queste metodologie spiccano l’ipnosi con il pendolo, l’ipnosi a distanza e il ponte affettivo.
L’ipnosi con il pendolo è sicuramente la tecnica più nota: il terapeuta utilizza il movimento dell’oggetto per catturare l’attenzione del paziente. Con il passare dei minuti l’individuo sprofonda gradualmente in uno stato di trance totale. La sua mente si rilassa, aprendo la porta a processi terapeutici e di introspezione.
L’ipnosi a distanza implica che l’esperto e il soggetto siano separati da una distanza che rende impossibile la comunicazione diretta. Tuttavia, con l’ausilio di strumenti specifici, l’ipnosi avviene all’interno di un contesto pubblico, dimostrando la straordinaria portata di questa pratica.
Il ponte affettivo o “affect bridge” si colloca nell’ambito dell’ipnosi regressiva. Il suo obiettivo è stabilire un collegamento tra un’emozione presente e i ricordi del passato che condividono un elemento emotivo comune. Questo ponte può portare alla comprensione e alla risoluzione di problematiche personali.
Cosa succede al cervello durante l’ipnosi?
Una delle fasi iniziali è la fase di induzione ipnotica in cui il soggetto sperimenta un cambiamento graduale dello stato di coscienza. Questo cambiamento è riscontrabile anche tramite l’EEG (Elettroencefalogramma), che rileva un aumento delle onde alfa.
Le onde alfa sono tipiche degli stati di rilassamento e di distacco dalla realtà esterna. Durante questa fase il soggetto passa da onde cerebrali più veloci, chiamate onde beta, che sono predominanti durante la veglia e gli stati di vigilanza, a onde alfa più lente.
Va notato però che l’ipnosi non equivale al sonno: mentre una persona addormentata reagisce solo a stimoli intensi e non è in comunicazione con il mondo esterno, il soggetto in ipnosi rimane sveglio, ma le funzioni relative al tempo, allo spazio e al corpo sono temporaneamente inattive.
Nel corso dell’ipnosi le onde cerebrali subiscono ulteriori cambiamenti significativi. In particolare, si verifica un predominio delle onde theta, che sono più lente e caratterizzano la vera e propria trance ipnotica.
In questa fase più profonda il cervello del paziente subisce una sorta di “corto circuito momentaneo” con la disconnessione dell’area della coscienza personale. L’individuo può manifestare sensazioni di spersonalizzazione o irrealtà e il suo schema corporeo diventa sfumato, facendo emergere fantasie e immagini fugaci.
L’ipnotista, riconoscendo i segnali fisiologici di una trance profonda, inizia a utilizzare il linguaggio metaforico-allegorico proprio dell’emisfero destro del cervello (che, nel frattempo, si è trasformato nell’emisfero dominante). Utilizzando questo tipo di linguaggio il medico crea “realtà ipnotiche” in cui il soggetto attinge alle sue risorse profonde, sperimentando nuove esperienze e sviluppando nuove associazioni.
Durante questa profonda trance, che perdura fino al momento del “risveglio”, il cervello attraversa una serie di notevoli trasformazioni che plasmano la percezione di se stessi e dell’ambiente circostante. Ciò permette alla persona di accedere alle risorse più profonde e di apportare benefici alla propria esperienza.
Chi può praticarla?
In Italia la pratica dell’ipnosi è soggetta a rigorose regolamentazioni e può essere eseguita solamente da professionisti altamente qualificati.
Per quanto riguarda la psicoterapia, solo psicologi già iscritti nei rispettivi Ordini professionali, possono praticare l’ipnosi clinica. Tuttavia è necessario che abbiano completato una scuola quadriennale di Psicoterapia Ipnotica riconosciuta dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). Questa specializzazione garantisce che i professionisti siano adeguatamente preparati a utilizzare l’ipnosi in un contesto terapeutico.
Anche in campo medico l’ipnosi può essere praticata solo da medici e odontoiatri che siano regolarmente iscritti al proprio Ordine professionale e abbiano conseguito una specifica specializzazione riconosciuta dal MIUR. Questa terapia è utilizzata per affrontare condizioni mediche come la fibromialgia e in ambiti come l’anestesia ipnotica, che consente di eseguire procedure chirurgiche sotto ipnosi.
L’ipnosi è uno stato naturale e spontaneo e, in teoria, chiunque può sottoporsi a una seduta. Tuttavia è fondamentale che i professionisti del settore tengano conto di alcune limitazioni quando si tratta di determinati pazienti.
Ad esempio, l’ipnosi potrebbe non essere adatta a persone con patologie cardiache, problemi alla tiroide, disabilità intellettive, disturbi psichiatrici gravi, disturbi di personalità o forte depressione.
L’ipnosi è pericolosa?
Nonostante spesso sorgano preoccupazioni, come la paura di perdere il controllo sulla propria mente, l’ipnosi non è una pratica pericolosa. All’interno di un contesto terapeutico, è condotta da professionisti altamente qualificati che sanno come, quando, e perché utilizzarla in modo sicuro ed efficace.
Non viene fatto il “lavaggio del cervello” e nessun professionista può influenzare il paziente senza il suo esplicito consenso (nessuno obbliga a dire o fare cose imbarazzanti o illecite).
Dal punto di vista scientifico non esistono prove che l’ipnosi abbia controindicazioni psicologiche o fisiche. Tuttavia, le persone che hanno ricevuto diagnosi di patologie psichiche come psicosi o schizofrenia, dovrebbero discutere attentamente con il medico l’opportunità di utilizzare questa tecnica.
(2 Novembre 2023)