Psichiatria

Distimia: sintomi, diagnosi e interventi

La distimia presenta sintomi simili a quelli della depressione propriamente detta, ma con intensità più bassa e una durata maggiore. Questo disturbo non va sottovalutato e richiede il supporto di uno specialista.

Distimia: sintomi, diagnosi e interventi

Esiste una forma di depressione che si muove nell’ombra, sfuggendo spesso alla diagnosi e all’attenzione dei media. Questa condizione, chiamata distimia o disturbo depressivo persistente, colpisce milioni di persone in tutto il mondo, ma rimane spesso misconosciuta o sottovalutata.

In questo articolo, esploreremo a fondo la distimia: cosa è, come si manifesta, quanti ne sono colpiti e, soprattutto, come affrontarla. Scopriremo che, nonostante la sua apparente leggerezza rispetto alla depressione maggiore, la distimia può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana e richiede attenzione e trattamento adeguati.

Ecco allora come far luce su questa forma di depressione nascosta e offrire una guida per aiutare coloro che ne soffrono a trovare il percorso verso la guarigione e il benessere mentale.

Cos’è la distimia?

Con il termine distimia si indica un disturbo dell’umore piuttosto simile alla depressione maggiore, nei suoi sintomi, e differente da questa per una intensità meno marcata e una durata più prolungata nel corso del tempo. È denominata anche disturbo depressivo persistente, oppure depressione neurotica.

I sintomi hanno una durata di almeno due anni, e non sono esclusi periodi ulteriormente prolungati. Questo disturbo è in grado di diminuire la qualità della vita quotidiana, perché porta chi ne soffre alla incapacità di provare piacere e alla ruminazione.

Il suo esordio può essere collocato precocemente o tardivamente: prima del compimento dei 21 anni o in seguito ai 21 anni.

Che diffusione ha?

Nell’ambito del progetto European Study on the Epidemiology of Mental Disorders, che ha interessato sei Paesi comunitari, è emerso come la distimia sia al terzo posto tra i disturbi più comuni, con una prevalenza del 3,4% durante il corso della vita.

Al primo e al secondo posto si trovano la depressione maggiore e le fobie specifiche.

Con quali sintomi si manifesta?

Le persone che soffrono di distimia possono manifestare questi sintomi:

  • una diminuzione dell’appetito o, al contrario, una iperfagia
  • insonnia o, per converso, una ipersonnia
  • una scarsa quota di energia o un senso di debolezza generale, definibile come astenia
  • bassa autostima
  • difficoltà nel concentrarsi o nel prendere decisioni
  • uno stato d’animo che propende alla disperazione.

Quando questi sintomi non portano ad un professionista, e a un trattamento adeguato, è possibile che il disturbo distimico si complichi in una depressione maggiore. È tuttavia anche possibile che in un contesto distimico il soggetto si ritrovi ad affrontare anche una depressione maggiore. Questa evenienza prende il nome di doppia depressione.

Una simile possibilità è contemplata sul piano clinico, perché solitamente il disturbo depressivo persistente può presentarsi in comorbidità con altri disturbi. Non solo la depressione, ma anche disturbi di personalità, abuso di sostanze e abuso di alcol.

Quando è un bambino a soffrire di distimia, tra i sintomi vanno annoverati l’irritabilità, un umore depresso oppure la sindrome da deficit di attenzione e iperattività.

Come capire se si soffre di distimia?

Stando alle indicazioni dell’American Psychiatric Association, una diagnosi di distimia richiede che il soggetto si senta depresso nella quasi totalità della giornata, su una base quasi quotidiana, per due anni almeno. Un eventuale periodo privo di sintomi non deve protrarsi per più di due mesi. Chiude la diagnosi il rilevamento, da parte del professionista, di almeno due dei sintomi sopra indicati.

Il soggetto che potenzialmente soffre di disturbo depressivo persistente viene pertanto sottoposto ad una valutazione psicologica, che può essere svolta tanto da una psichiatra quanto da uno psicologo. Valutazione che si basa non solo sulle indicazioni del DSM, come indicato, ma anche sulle domande del professionista.

Possono concorrere alla diagnosi anche un esame obiettivo e una anamnesi il cui obiettivo è capire se il soggetto soffre o ha sofferto in passato di disturbi fisici che possono contribuire all’insorgenza del disturbo distimico.

È anche possibile che siano prescritti esami della tiroide, vista la possibilità di legame tra contenuto di vitamina D nel sangue, condizioni di questa ghiandola e disturbi dell’umore.

Quali sono le cause della distimia?

Le cause, o meglio i fattori di rischio che possono essere chiamati in causa perché si manifesti la distimia, sono:

  • biologici perché, anche se non è ancora stato dimostrato in via definitiva, può verificarsi una alterazione nell’attività del cervello, nello specifico l’alterazione interessa la serotonina
  • genetici o dovuti alla familiarità, perché questo disturbo è più diffuso in soggetti che hanno familiari che soffrono della stessa condizione
  • ambientali come, ad esempio, condizioni difficili da affrontare quali un lutto, un tracollo economico, stress.

Oltre ai fattori di rischio, possono essere indicate anche delle circostanze che contribuiscono allo sviluppo di questo disturbo:

  • il vivere o il trascorrere una grande quantità di tempo con individui che hanno avuto una diagnosi di depressione o distimia
  • l’essere soggetti che richiedono rassicurazioni continue o l’approvazione altrui.

Quanto può durare la distimia?

Come già accennato, la distimia è una forma lieve ma cronica di depressione, i cui sintomi si presentano per la maggior parte dei giorni, per almeno due anni negli adulti e per almeno un anno nei bambini e negli adolescenti.

Il protrarsi nel tempo di tale problematica, tuttavia, può variare da persona a persona. In alcuni casi, la distimia può essere presente per molti anni, anche per gran parte della vita di una persona. In altri, invece, gli episodi di distimia possono durare solo alcuni anni. Ciò è dovuto in parte alla complessità della malattia e in parte a una serie di fattori e comorbidità che possono influenzarne la durata e la gravità.

La durata della distimia, infatti, può variare notevolmente anche tra persone con sintomi simili ed essere influenzata da una serie di fattori, tra cui la gravità dei sintomi stessi, la tempestività della diagnosi e l’inizio del trattamento, il supporto sociale disponibile e la capacità di far fronte allo stress e alle sfide della vita quotidiana.

Come combattere la distimia?

La distimia richiede un approccio combinato di psicoterapia e terapia farmacologica, che risulta essere vincente se i due momenti sono svolti dal paziente, con una sua partecipazione e collaborazione attiva, in concomitanza.

È possibile ricorrere alla terapia cognitivo-comportamentale che può insegnare al paziente il riconoscimento e la gestione i pensieri disfunzionali dovuti alla distimia. Un ulteriore scopo è far sì che soggetto e nucleo familiare conoscano i tratti distintivi di questo disturbo, così da intraprendere le strategie più adatte alla guarigione.

Tra i farmaci antidepressivi che sono somministrati, e devono essere assunti sotto indicazione e controllo medico, si ricordano gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, o gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della norepinefrina. Ma in ogni caso ogni paziente ha una storia individuale, che prevede uno specifico piano terapeutico.

Una guarigione voluta dal paziente

Affinché ci sia guarigione, è imprescindibile l’apporto attivo da parte del paziente, che si concretizza attraverso una continuità nella terapia “parlata” e nella terapia farmacologica.

Conoscere la distimia è un passaggio obbligato per il paziente, così che sia in grado di superare i sintomi e le situazioni più complesse quando si presentano, cercando di fare attenzione a quali trigger, e specifiche situazioni, diano il via ai pensieri distorti.

Non va sottovalutata infine l’attività fisica, capace di alleggerire i sintomi della distimia e le sue possibili complicazioni.

Come aiutare chi soffre di distimia?

Aiutare qualcuno che soffre di distimia richiede comprensione ed empatia. Ecco alcuni suggerimenti su come essere di supporto nel miglior modo possibile:

  • Comprendere la distimia. Capire che si tratta di una condizione medica valida e non di una “debolezza” personale è essenziale. Informarsi sulle caratteristiche, i sintomi e il trattamento può aiutare a essere un alleato migliore.
  • Offrire supporto emotivo. La distimia può far sentire soli e isolati. Bisogna, quindi, manifestare il proprio affetto e interesse alla persona che soffre, facendole capire che non è sola in questa lotta e fornendole un ambiente sicuro in cui parlare dei suoi sentimenti e delle sue esperienze senza incorrere in giudizi affrettati.
  • Incoraggiare il trattamento. Può essere utile suggerire la ricerca di aiuto professionale e, se necessario, offrire assistenza per farlo.
  • Sostenere la necessità di uno stile di vita sano. L’attività fisica regolare, una dieta equilibrata e un buon sonno possono contribuire a migliorare il benessere mentale.
  • Rispettare i limiti. Chi soffre di distimia potrebbe non essere sempre in grado di partecipare a eventi sociali o impegnarsi in attività quotidiane. Bisogna, quindi, rispettare i suoi limiti senza giudicare.
  • Ricordare che il recupero è graduale. Il trattamento può richiedere tempo, e ci saranno alti e bassi lungo il percorso. Bisogna avere pazienza e continuare a sostenere la persona anche quando sembra che non stia migliorando.
  • Prendersi cura di se stessi. Aiutare qualcuno con distimia può essere emotivamente spossante. Bisogna, quindi, prendersi cura anche della propria salute mentale e cercare il supporto di altri amici, familiari o professionisti, se necessario.

Infine, è necessario tenere ben presente che se la persona con distimia è in pericolo o sembra essere gravemente depressa, è opportuno cercare immediatamente l’aiuto di un professionista della salute mentale o un servizio di emergenza specializzato.