Psichiatria

Cos’è la Dismorfofobia e come si può curare?

Avere un piccolo difetto estetico e accentuarlo tanto da provare vergogna, fino al ritiro sociale. O trovare un difetto inesistente, nel proprio corpo, tale da invalidare la propria esistenza. Si parla di dismorfofobia, una condizione che richiede supporto terapeutico.

Cos’è la Dismorfofobia e come si può curare?

La dismorfofobia, chiamata anche disturbo da dismorfismo corporeo, porta il soggetto che ne soffre a manifestare un’eccessiva e disfunzionale preoccupazione per il proprio corpo o, più segnatamente, per difetti di lieve entità o del tutto assenti.

Quali sono le cause del disturbo da dismorfismo corporeo? In che modo si manifesta e come può essere trattato?

Risponde il dottor Stefano Tricoli, psicoterapeuta di orientamento psicanalitico del Santagostino.

Che cos’è la dismorfofobia?

Solitamente quando ci riferiamo al termine dismorfofobia intendiamo quella specifica preoccupazione rispetto alla percezione di uno o più difetti in ambito fisico. Un’eccessiva preoccupazione che determina una compromissione rispetto alle normali attività quotidiane.

La persona che ne soffre passa molte ore a preoccuparsi dei presunti difetti fisici che riscontra in merito al proprio aspetto fisico. Specificatamente in merito a;

  • naso
  • bocca
  • orecchie
  • i capelli
  • gambe
  • braccia
  • seno
  • organi genitali.

La cultura all’interno della quale viviamo, una cultura molto attenta all’estetica, non può che sollecitare un aumento dell’incidenza di tale disturbo.

Come nasce la dismorfofobia e quando si sviluppa?

Questo disturbo, come molte altre condizioni mentali, deriva da un complesso intreccio di fattori di natura genetica o biologica: diverse prove suggeriscono, infatti, che il dismorfismo sia più comune in persone che hanno genitori o parenti con lo stesso disturbo. Non è semplice però capire se i sintomi, il vedersi brutti o guardarsi spesso allo specchio, derivino da aspetti genetici o dai loro comportamenti.

A una possibile predisposizione genetica si aggiungono infatti dinamiche psicologiche, influenze sociali e culturali e fattori legati alla crescita.

Alcuni studi hanno riportato che tra i pazienti che soffrono di questo disturbo ci sono individui che hanno alle spalle un passato segnato da abusi o abbandoni nell’infanzia o persone che hanno vissuto esperienze di bullismo, maltrattamenti psicologici e prese in giro da parte dei coetanei.

Questo non fa che peggiorare la loro sensazione di sentirsi brutti. Sperimentare queste esperienze può perciò portare allo sviluppo di un’immagine negativa di se stessi e a ossessionarsi sul proprio aspetto.

Ovviamente un altro fattore importante è una scarsa autostima e la tendenza al perfezionismo che possono portare la persona a sviluppare una attenzione esagerata al corpo.

Generalmente l’età di insorgenza di tale disturbo è compresa tra i 10 ed i 15 anni, durante il periodo dell’adolescenza, quando si è più sensibili all’apparenza fisica o al modo in cui il corpo sta cambiando. Non risulta esserci differenza di genere: maschi e femmine sembrano soffrirne in egual misura.

Cosa si intende per vigoressia?

La vigoressia è una condizione che si caratterizza per una preoccupazione costante e ossessiva riguardo alla massa muscolare. 

L’individuo si percepisce troppo esile e magro e vive con la costante sensazione di apparire “piccolo” e fragile, temendo di non essere adeguato in determinate situazioni agli occhi degli altri. Questa ossessione porta la persona a svolgere allenamenti estremamente intensi, a mantenere la massa magra attraverso diete ipocaloriche e ricche di proteine e a fare uso di steroidi anabolizzanti per aumentare la grandezza dei muscoli.

Quali sono i sintomi che caratterizzano questo disturbo?

Il sintomo principale del disturbo da dismorfismo corporeo consiste nell’incessante ansia legata a presunti difetti fisici, spesso inesistenti o di entità minima.

La preoccupazione in queste persone acquisisce una sintomatologia di tipo fobico-ossessivo, determinando un elevato disagio personale e un profondo stato di vergogna che si ripercuote sia nell’ambito lavorativo che nelle relazioni personali.

Le persone che soffrono di tale disturbo tendono a isolarsi, a evitare posti affollati e, nella maggior parte dei casi, tendono a utilizzare dei comportamenti per mascherare il difetto:

  • quando si trovano in compagnia di altre persone cercano in modo costante di nascondere ciò che percepiscono come un difetto fisico.
  • Mantengono delle posture fisse.
  • Dedicano tanto tempo a truccarsi senza poi sentirsi sicuri.
  • Coprono parti del corpo o viso con vestiti o accessori (ad esempio usando gli occhiali da sole)
  • Seguono diete restrittive e praticano attività fisica in modo ossessivo.

Come capire se si soffre di dismorfofobia? Come avviene la diagnosi?

In base alla più recente revisione del Manuale Diagnostico Statistico delle Malattie psichiatriche, DSM-5, il disturbo di dismorfismo corporeo fa parte dello spettro del Disturbo ossessivo compulsivo e disturbi correlati.

Per emettere una diagnosi differenziale specifica è necessario riscontrare:

  • preoccupazione nei confronti di uno o più difetti fisici non oggettivamente rilevabili o trascurabili da parte di altre persone
  • adozione di comportamenti ripetitivi o rituali come guardarsi allo specchio, toccare la parte difettosa, ricercare rassicurazione, o di atteggiamenti mentali quali pensieri ossessivi, costante confronto con gli altri, convinzione di essere osservato e giudicato.
  • forte stress, ansia e calo del tono dell’umore: comportamenti in risposta alla persistente preoccupazione per il difetto fisico
  • la consapevolezza che il difetto lamentato sia in realtà minimo o inesistente può essere nulla, parziale o elevata, ma ciò non incide sul grado di penetrazione dei pensieri o dei comportamenti ossessivi nella vita quotidiana.
  • difetto fisico oggetto della preoccupazione diverso dal peso corporeo o dalla massa grassa. In questo caso, infatti, è probabile la presenza di un disturbo del comportamento alimentare

È però molto importante fare una distinzione tra la dismorfobia e l’anoressia nervosa. disturbo presente prevalentemente tra le ragazze. Le persone affette da anoressia presentano un peso corporeo notevolmente inferiore alla norma, contrariamente ai soggetti con dismorfofobia, il cui peso solitamente rimane stabile. Inoltre, l’anoressia non comporta un atteggiamento di isolamento e non è legata all’ossessione di apparire estremamente magro davanti agli altri.

La valutazione di tutti questi criteri diagnostici spetta a un professionista competente, in grado di riconoscere la causa sottostante e valutare il trattamento più adeguato da seguire.

Come risolvere questo disturbo?

Per le persone che soffrono di questo disturbo, la chirurgia estetica sembra spesso essere l’unica soluzione possibile, ma in realtà non fa che peggiorare i sintomi, intrappolando i pazienti in una cerchia infinita di richieste di interventi chirurgici che non sono quasi mai risolutivi.

La dismorfofobia risponde molto bene alla terapia medica con farmaci serotoninergici come la fluvoxamina, la paroxetina, la fluoxetina. Per il trattamento di questo disturbo sono solitamente necessari dosaggi pieni del farmaco e una terapia a lungo termine.

La terapia psicologica, intesa come psicoterapia cognitivo-comportamentale, deve essere sempre associata alla terapia farmacologica, poiché è innegabile che questi pazienti presentano difficoltà nella comprensione e nell’elaborazione delle proprie emozioni, che si riflettono sul loro corpo. Per questo la psicoterapia è indispensabile nella cura di questa patologia, che ha certamente profonde basi psicologiche e psicodinamiche.

Inoltre la psicoterapia ha lo scopo di accompagnare il paziente a formulare in modo più efficace e realistico il suo pensiero e i suoi comportamenti disfunzionali, soprattutto quando sarà il momento di sospendere il trattamento farmacologico.

Vista l’alta percentuale di tratti della personalità fortemente disfunzionali, può essere indicata la psicoterapia psicoanalitica, un tipo di psicoterapia che indaga le motivazioni più inconsce e le dinamiche alla base dell’insorgenza di una visione del sé tanto distorta e svalutata.