Ansia (o fobia) sociale: strategie pratiche per affrontarla

È un disturbo che insorge più spesso nell’infanzia e nella prima adolescenza. Statisticamente colpisce maggiormente le donne, ma gli uomini tendono a sviluppare le forme più gravi ed invalidanti

Ansia (o fobia) sociale: strategie pratiche per affrontarla

L’ansia sociale, nota anche come fobia sociale, è un disturbo caratterizzato da un’intensa paura o disagio in situazioni sociali o prestazionali, dove la persona teme di essere giudicata o valutata negativamente dagli altri.

Ma cosa si intende esattamente con il termine ansia sociale?
Scopriamolo insieme in questo articolo, cercando di capire in cosa consiste, quali sono le sue principali manifestazioni e come intervenire per provare a superarla.

Che cosa si intende per fobia sociale?

La fobia sociale è un disturbo mentale che porta le persone colpite a provare paura o disagio in contesti sociali in cui si può essere giudicati, valutati negativamente o osservati dagli altri.

È normale provare un po’ di agitazione o timore quando ci si trova in situazioni che ci espongono al giudizio degli altri. Basta pensare da ragazzi, a scuola, quando l’insegnante ci chiamava alla lavagna per l’interrogazione e improvvisamente tutti gli sguardi dei compagni si concentravano su di noi, pronti a valutare la nostra risposta. Oppure quando, da adulti, durante un meeting aziendale si deve esporre un progetto di fronte al capo e ai colleghi, o si deve intervenire pubblicamente in un dibattito.

In questi frangenti, tutte le persone, anche le più estroverse, possono provare un senso di insicurezza e trepidazione. È del tutto normale vivere uno stato di ansia e apprensione per la prestazione da avere e preoccupazione per il possibile giudizio del pubblico

La situazione, però, cambia quando l’ansia e il timore per la situazione che si deve affrontare sono eccessivi ed interferiscono con la prestazione stessa.
Ossia nel momento in cui la paura è così intensa da spingere la persona ad evitare la situazione temuta, a impedirne la realizzazione, oppure ad evitare anche future situazioni simili. In tutti questi casi, è presente un disturbo da fobia sociale.

L’incidenza di questo disturbo

La fobia sociale può interessare chiunque, ma più spesso è un disturbo che insorge nell’infanzia e nella prima adolescenza. Statisticamente colpisce maggiormente le donne.

Tuttavia gli uomini tendono a sviluppare le forme più gravi ed invalidanti.

In che cosa consiste l’ansia sociale?

La caratteristica principale della fobia sociale è la paura del giudizio negativo delle altre persone, insieme alla paura di essere criticati. Per comprendere meglio il meccanismo che alimenta e sostiene questi timori, è fondamentale approfondire due aspetti chiave.

All’origine del timore della critica vi sono un forte desiderio di approvazione da parte e degli altri, ovvero il voler dare una buona impressione di sé, e, un’incertezza riguardo al raggiungimento di tale obiettivo, riflettendo così un’insicurezza personale.

Qualche esempio di ansia sociale

La persona con fobia sociale mette in atto due principali strategie per far fronte al timore del giudizio:

  • evitamento: la strategia più comune è evitare il più possibile le situazioni sociali in cui potrebbe essere valutata o criticata dagli altri. Questo può includere evitare di parlare in pubblico, partecipare a feste, usare mezzi di trasporto affollati o anche avere conversazioni con persone sconosciute. Questo comportamento può portare a un restringimento significativo della vita sociale e delle opportunità della persona.
  • Affrontare la situazione con disagio: in alcuni casi la persona con fobia sociale non evita completamente le situazioni temute, ma le vive con intensa sofferenza. Questo può manifestarsi con sintomi fisici come sudorazione, tremore, battito cardiaco accelerato e nausea, oltre a sintomi psicologici come paura e imbarazzo.

Esistono anche forme di fobia sociale altamente specifiche, denominate fobie sociali circoscritte, che si manifestano esclusivamente in determinate circostanze. A differenza della fobia sociale generalizzata, in cui l’ansia si presenta in una vasta gamma di contesti sociali, le fobie sociali circoscritte si limitano a situazioni ben definite.

Facciamo l’esempio di un professore universitario che tutti i giorni va in aula e parla a centinaia di giovani allievi: il parlare di fronte agli alunni non genera in lui alcuna difficoltà, ma se viene invitato ad un congresso, dove gli viene chiesto di parlare di fronte ad una platea di altri professori o massimi esponenti di quelle tematiche, si blocca. Di fronte a un pubblico diverso, il professore potrebbe quindi sentire un forte disagio o il bisogno di fuggire.

Questo è un esempio di fobia sociale che porta la persona a vivere uno stato di intenso malessere, tale da fargli evitare la prestazione in pubblico.

Nella forma più grave di fobia sociale, l’ansia e l’evitamento riguardano la quasi totalità delle situazioni sociali ed interpersonali.

Perché viene l’ansia sociale?

L’ansia sociale è influenzata da diversi fattori, tra cui predisposizione genetica, squilibri neurochimici (come le alterazioni in serotoninadopamina), eventi traumatici o esperienze negative legate alle interazioni sociali, come bullismo, umiliazioni o rifiuti, un ambiente familiare che incoraggia l’isolamento e la critica, una bassa autostima o il condizionamento sociale dovuto all’esposizione ripetuta a situazioni sociali negative o traumatiche.

Quali sono i sintomi principali della fobia sociale?

I principali sintomi emotivi sono:

  • intensa paura di interagire con le altre persone;
  • timore che gli altri si accorgano di questa paura;
  • impossibilità di controllare la paura e l’ansia;
  • forte senso di colpa per il proprio imbarazzo;
  • terrore del giudizio o della critica dell’altro;
  • (in alcuni casi) evitamento delle situazioni che causano questa intensa ansia e disagio;
  • difficoltà o impossibilità di interagire con altre persone (soprattutto con estranei).

Talvolta l’ansia intensa può interferire con le situazioni quotidiane divenendo estremamente invalidante. Tra i sintomi fisici che caratterizzano questa condizione, vi sono: 

Come si diagnostica l’ansia sociale?

Basandosi sul DSM-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), i criteri per fare la diagnosi sono:

  • paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri
  • l’individuo teme che agirà in modo tale o manifesta sintomi di ansia che saranno valutati negativamente (umilianti o imbarazzanti, che porteranno a rifiuto o risulteranno offensivi per gli altri);
  • le situazioni sociali temute sono evitate oppure sopportate con fatica
  • la paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione sociale e al contesto socio-culturale
  • la paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano per almeno 6 mesi o più, causano disagio clinicamente significativo e compromettendo la vita quotidiana in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti
  • la paura, l’ansia o l’evitamento non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per esempio farmaci o droghe) o a un’altra condizione medica.

Sono disponibili diversi strumenti per valutare l’ansia sociale, tra cui il Test di ansia sociale di Connor (CAST), un questionario di 49 domande svolto da uno psicoterapeuta. Il CAST valuta una vasta gamma di sintomi dell’ansia sociale, inclusi pensieri, emozioni e comportamenti.

Questi test non sono però sufficienti per una diagnosi definitiva. La diagnosi richiede una valutazione completa da parte di uno psicoterapeuta qualificato, in grado di determinare se una persona soffre o meno l’ansia sociale.

Quanto dura l’ansia sociale?

La durata può dipendere da diversi fattori, tra cui la gravità del disturbo, il tipo di trattamento ricevuto e le caratteristiche individuali.

In alcuni casi può manifestarsi per un periodo di tempo limitato, ad esempio in seguito a un evento stressante o traumatico. In altri casi, il disturbo può essere di lunga durata, persistendo per anni o addirittura per tutta la vita.

Come si cura l’ansia sociale?

Chi soffre di fobia sociale tende costantemente ad evitare le situazioni fonte di disagio, rischiando di rinforzare il disturbo, creando un circolo vizioso di angoscia, evitamento e ulteriore ansia.

Tuttavia, l’ansia sociale può essere curata e con il trattamento adeguato, la maggior parte delle persone può imparare a gestire i propri sintomi e vivere una vita serena.

La psicoterapia si è dimostrata efficace nel trattamento di questa disturbo, in particolar modo la terapia cognitivo comportamentale che aiuta le persone a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti negativi che contribuiscono alla loro condizione. 

Terapeuta e paziente collaborano e lavorano per modificare le rappresentazioni mentali e le credenze patogene alla base del disturbo. Si interviene sull’accettazione del rischio di critica e di fare brutte figure, riducendo così la vulnerabilità personale al giudizio e alla vergogna ed esponendosi gradualmente alle situazioni temute.

Nelle situazioni più gravi e croniche può essere utile un approccio integrato, in cui l’intervento psicoterapico viene associato a terapie farmacologiche.

Cosa succede se non si cura l’ansia sociale?

Se non trattata, l’ansia sociale tende a peggiorare nel tempo e a cronicizzarsi, diventando maggiormente invasiva e invalidante per il soggetto.

La paura costante del giudizio degli altri e il conseguente evitamento delle situazioni sociali, infatti, influisce negativamente sulle relazioni interpersonali, rendendo difficile la formazione e il mantenimento di legami significativi e limitando fortemente la carriera lavorativa e accademica.

La persistenza dell’ansia sociale, inoltre, può contribuire allo sviluppo di sintomi depressivi cronici, poiché l’individuo può sentirsi intrappolato in un ciclo di pensieri negativi . Ciò contribuisce anche allo sviluppo e il persistere dei già citati fastidiosi sintomi fisici come il mal di testa e di stomaco, la tensione muscolare o i disturbi del sonno.