Gli ansiolitici: a cosa servono e quando assumerli

Gli ansiolitici sono impiegati soprattutto per il trattamento dei disturbi d'ansia, grazie ai loro effetti distensivi. Vediamo modalità d'impiego, meccanismi d'azione e utilità.

Gli ansiolitici: a cosa servono e quando assumerli

Gli ansiolitici sono una classe di farmaci, utilizzati soprattutto per il trattamento dell’ansia. Dotati di effetti calmanti e distensivi, sono ampiamente prescritti per la loro sicurezza ed efficacia.

La dottoressa Scirica, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino, offre una breve guida sugli ansiolitici, chiarendo a cosa servono e per quali disturbi vengono prescritti.

Cosa sono gli ansiolitici? 

Gli ansiolitici sono una categoria di farmaci con effetti calmanti e distensivi sul sistema nervoso centrale. Sono utilizzati principalmente nel trattamento dei disturbi d’ansia e dei problemi somatici a questi associati, come ad esempio insonnia, tachicardia, tensione muscolare e mentale.

Gli ansiolitici sono ampiamente utilizzati in tutto il mondo, poiché ben collaudati da decenni, e quindi sicuri ed efficaci. Ciò nonostante, è opportuna l’assunzione dietro prescrizione medica (medico di famiglia, psichiatra). Sarà il medico a scegliere, caso per caso, tipo di farmaco, dose e periodo di somministrazione.

È necessario informare il medico, inoltre, di ogni sensazione che si sperimenta dopo l’assunzione del farmaco, e seguire minuziosamente tutte le istruzioni prescritte. Frequentemente, infatti, si assiste a un uso improprio di questo tipo di farmaci.

A cosa servono gli ansiolitici?

A discapito del nome, gli ansiolitici vengono somministrati per il trattamento di diverse condizioni.

Condizione Effetto
Gestione dell’ansia generalizzata Alleviano nervosismo, tensione e preoccupazione.
Disturbo di panico Aiutano a controllare gli attacchi di panico improvvisi e intensi.
Disturbo d’ansia sociale Riduzione dei livelli di ansia in situazioni sociali temute o evitate.
Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) Parte di una terapia combinata per ridurre l’ansia legata alle compulsioni.
Disturbo da stress post-traumatico (PTSD) Mitigano lo stress e l’ansia causati da ricordi traumatici.
Insonnia Ansiolitici con effetti sedativi possono favorire il sonno.
Trattamento sintomatico di condizioni mediche Utilizzati per ridurre l’ansia pre-operatoria o in procedure diagnostiche invasive.

 

Quali sono i farmaci ansiolitici?

Esistono vari gruppi di ansiolitici che si differenziano in particolare per il loro meccanismo d’azione. Le classi principali di farmaci ansiolitici sono descritte nei prossimi paragrafi.

Benzodiazepine

Le benzodiazepine vengono solitamente utilizzate per trattare condizioni come:

  • Disturbi d’ansia generalizzata
  • Disturbo di panico
  • Insonnia
  • Convulsioni e disturbi epilettici
  • Astinenza da alcol
  • Disturbo d’ansia sociale
  • Spasmi muscolari e disturbi del movimento

GABAergici non benzodiazepinici

I GABAergici non benzodiazepinici sono prescritti in caso di:

  • Insonnia (a breve termine, specialmente per difficoltà nell’addormentamento)
  • Disturbi del sonno (senza gli effetti collaterali a lungo termine delle benzodiazepine)

Azapironi

Gli azapironi vengono solitamente assunti per:

  • Disturbi d’ansia generalizzata
  • Ansia cronica (con meno rischio di dipendenza rispetto alle benzodiazepine)
  • Disturbi d’ansia a lungo termine

SSRI (Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina)

Gli SSRI (Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) sono solitamente i farmaci di elezione per il trattamento delle seguenti condizioni:

  • Disturbi d’ansia generalizzata
  • Disturbo di panico
  • Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)
  • Disturbo d’ansia sociale
  • Disturbo post-traumatico da stress (PTSD)
  • Fobie
  • Depressione

Agonisti del recettore 5-HT1A

Gli agonisti del recettore 5-HT1A sono una classe di farmaci che stimolano i recettori 5-HT1A, un sottotipo di recettori della serotonina. La serotonina è un neurotrasmettitore chiave nel sistema nervoso centrale, coinvolto nella regolazione di umore, ansia e comportamento. Gli agonisti 5-HT1A, come il buspirone, vengono utilizzati principalmente per trattare condizioni legate all’ansia e alla depressione, poiché modulano l’attività della serotonina nel cervello, riducendo così i sintomi ansiosi e migliorando l’umore.

Questi farmaci non provocano dipendenza come alcune benzodiazepine, risultando quindi utili per il trattamento a lungo termine dell’ansia cronica.

Antagonisti dei recettori beta-adrenergici

Gli antagonisti dei recettori beta-adrenergici, più conosciuti come beta-bloccanti, sono farmaci che bloccano l’azione degli ormoni quali adrenalina e non adrenalina sui recettori beta-adrenergici nel cuore, nei polmoni e in altri tessuti. Questi recettori sono responsabili della reazione di attacco o fuga, che aumentano la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna.

Fuori dal contesto cardiaco, i beta-bloccanti sono anche utilizzati per il trattamento dell’ansia, poiché aiutano a ridurre i sintomi fisici quali palpitazioni e sudorazione eccessiva.

Come funzionano gli ansiolitici: meccanismo d’azione 

Gli ansiolitici agiscono a livello cerebrale, attraverso la modulazione di diversi neurotrasmettitori: per questo motivo sono definiti psicofarmaci. In generale, influenzando l’attività elettrica delle aree cerebrali implicate nell’origine dell’ansia, della depressione e dei disturbi del sonno.

Più precisamente, i principi attivi appartenenti al gruppo delle benzodiazepine e GABAergici non-benzodiazepinici agiscono legandosi ai recettori dell’acido gamma-amminobutirrico (GABA), un neurotrasmettitore che ha la funzione di abbassare il livello di attività delle cellule nervose, potenziandone l’azione inibitoria. Le sostanze appartenenti al gruppo degli zapironi e antidepressivi SSRI interferiscono con un altro sistema di neurotrasmettitori, quello della serotonina.

Una menzione a parte meritano i barbiturici, molto utilizzati in passato come ipnotici e sedativi. Negli anni ‘60, vista la loro scarsa sicurezza, sono stati sostituiti dalle benzodiazepine. Attualmente i barbiturici sono impiegati unicamente come antiepilettici e anestetici. 

Ansiolitici: differenza con antidepressivi 

Antidepressivi e ansiolitici sono farmaci diversi, che a volte possono essere assunti insieme, ma solo dietro prestazione medica. 

La prima grande differenza tra i due tipi di farmaci è il tempo in cui fanno effetto. Gli ansiolitici agiscono subito. Per esempio, le benzodiazepine agiscono in genere dopo mezz’ora dalla loro assunzione. Per questo motivo sono efficaci anche negli attacchi di ansia e di panico. 

Gli antidepressivi impiegano almeno 15 giorni per fare il loro lavoro. Si differenziano, inoltre, per la durata del trattamento. Per quanto riguarda gli ansiolitici, in genere, la terapia dura qualche settimana, mentre per gli antidepressivi può durare anni, e comunque quasi mai meno di 6 mesi.

Qual è l’ansiolitico più leggero? 

Gli ansiolitici più leggeri appartengono al gruppo delle Benzodiazepine e sono:

  • Tavor
  • Xanax
  • Rivotril
  • Valium
  • Ansiolin
  • En
  • Frontal
  • Lexotan
  • Prazene
  • Control
  • Lorans.

Come si sceglie l’ansiolitico più adatto a un paziente? 

Tendenzialmente la scelta di un ansiolitico è determinata dal sintomo presentato dal paziente (ansia, insonnia, attacco di panico). Dato che le benzodiazepine sono classificate a seconda della durata d’azione, quelle ad azione breve e intermedia sono preferite per il trattamento degli attacchi di panico e dell’insonnia.

Le benzodiazepine ad azione prolungata sono raccomandate, invece, per il trattamento dell’ansia in generale, anche associata a stati depressivi. 

Quali sono effetti collaterali?

Gli effetti collaterali più importanti sono prodotti dalle benzodiazepine e possono essere meno prevedibili negli anziani e negli adolescenti. Questi effetti sono controllabili modificando la dose del farmaco in uso o ricorrendo ad altre molecole dello stesso gruppo. Questi effetti possono anche diventare gravi, in caso di concomitante assunzione di alcolici o altri farmaci sedativi. 

I disturbi collaterali sono, in genere, dovuti a un’accentuazione degli effetti terapeutici:

Possono, inoltre, far aumentare di peso, produrre un calo del desiderio sessuale e ridurre la capacità di memoria. Se le dosi vengono rispettate, gli effetti collaterali sono modesti e in genere riguardano un senso di stanchezza e sonnolenza.

Dipendenza e tolleranza

Se assunti per lunghi periodi, gli ansiolitici possono dare esito a fenomeni di:

  • Dipendenza fisica da sostanza. Questa è diversa da quella psicologica che accade quando il paziente crede che senza farmaco non possa affrontare una vita normale o credono di “non poterne fare più a meno
  • Eccessiva tolleranza, con la conseguente necessità di assumerne dosi più massicce per ottenere lo stesso effetto
  • Astinenza (craving) se si smette improvvisamente di assumere il farmaco. I sintomi tipici dell’astinenza sono insonnia, agitazione e ansia confusione e in alcuni casi anche allucinazione. Tendenzialmente appaiono 48 ore dopo l’interruzione dell’assunzione e scompaiono dopo un paio di giorni.

Quando si decide di smettere l’assunzione di questi farmaci, infatti, per evitare i problemi tipici della crisi di astinenza da benzodiazepine e il ritorno dell’ansia a livelli amplificati (rebound), è necessario pianificare insieme al medico la riduzione graduale del dosaggio, fino alla sospensione completa del farmaco. Generalmente, questa fase richiede un paio di settimane.

Ci sono controindicazioni?

Gli ansiolitici non sono indicati nei casi di depressione grave o psicosi. Data la tendenza degli ansiolitici a sviluppare dipendenza sono controindicati in soggetti con problemi di abuso e dipendenza da alcol, droghe o altri medicinali. 

È opportuno valutare anche l’assunzione di altri farmaci che influiscono sul sistema nervoso. 

Quanto dura una cura di ansiolitici?

Generalmente la durata della cura per garantire la remissione dei sintomi può essere stimata in 8-10 mesi. Sono necessari almeno 6 mesi per stabilizzare i risultati prima di cominciare a ridurre il dosaggio del farmaco, fino al 50%.