La felicità è uno stato di profondo benessere e di pienezza interiore, connotato da emozioni positive, contentezza e senso di realizzazione.
Questo concetto non consiste nella semplice assenza di dolore o pensieri negativi, implica, invece, una percezione altamente soggettiva di soddisfazione. Può essere il risultato della realizzazione personale o del raggiungimento di ciò che si desidera.
La ricerca della felicità è una costante universale nella vita umana. Tuttavia, definire cosa sia esattamente rimane un tema complesso ed elusivo. Quelle sulla felicità rimangono domande esistenziali che gli esseri umani si pongono da sempre ma che ancora non hanno trovato una risposta. L’unica certezza è che sempre più persone sono alla continua ricerca della felicità e del benessere interiore.
Cosa si intende per felicità? Definizione e significato
La felicità può essere definita come una condizione mutevole e momentanea di benessere, agio e gioia.
Esistono diverse definizioni di questo concetto, ciascuna con sfumature peculiari, ma tutte convergono sul sentimento di benessere generale.
È inoltre fondamentale evitare di confondere la felicità con le emozioni di soddisfazione e piacere. La felicità va oltre la semplice gratificazione e si esprime come un’autentica sensazione di contentezza, capace di influenzare positivamente l’individuo e la sua visione del mondo.
Può derivare da una vasta gamma di esperienze, dalle piccole gioie quotidiane ai grandi traguardi personali, ed è influenzata da:
- fattori interni, come la disposizione psicologica e la resilienza
- fattori esterni, come le relazioni interpersonali e le condizioni di vita.
Sebbene le definizioni possano variare in base ai contesti culturali, filosofici e individuali, la ricerca della felicità è un elemento comune, un obiettivo desiderabile e importante nella vita di ogni persona.
Quali sono i tipi di felicità?
La felicità è uno stato soggettivo, che dipende da molti fattori interni e un gran numero di variabili. Secondo Daniel Gilbert, un ricercatore dell’Università di Harvard, la felicità può manifestarsi principalmente in queste tre forme:
- felicità emotiva: è associata a esperienze momentanee e si focalizza sul benessere che si sperimenta nell’attimo presente. Ad esempio, possiamo sperimentare felicità emotiva durante una piacevole giornata trascorsa in compagnia di amici, dopo aver visto un film che ci ha emozionato o dopo una piacevole serata con la famiglia.
- felicità morale: questa forma di felicità è più profonda e deriva dalla consapevolezza di vivere una vita coerente con i propri principi etici. Quando ci si sente in armonia con i propri valori e si agisce in modo eticamente corretto, si può sperimentare una profonda soddisfazione interiore.
- felicità legata al giudizio: un tipo di felicità temporanea che dipende dal giudizio personale o da determinate situazioni. Si può essere felici dopo aver ottenuto un successo al lavoro o dopo aver raggiunto un obiettivo personale importante.
Cosa si prova quando si è felici?
La felicità è connotata da una varietà di sensazioni positive che possono andare da un lieve senso di contentezza alla gioia intensa ed euforia. Più precisamente, è spesso accompagnate da:
- senso di benessere interiore: ci si sente in pace con sé stessi, soddisfatti della vita e si sperimenta un senso di gratitudine
- ottimismo: si guarda al futuro e alle situazioni presenti con speranza e positività, sentendosi fiduciosi nella capacità di affrontare le difficoltà
- energia vitale: la felicità può generare un senso di rinvigorimento, dando forza e motivazione per intraprendere attività e perseguire degli obiettivi
- connessione sociale e senso di appartenenza: ovvero accresce il desiderio di condividere le proprie esperienze con gli altri, migliorando le relazioni
- appagamento e realizzazione: può manifestarsi attraverso la sensazione di avere un scopo o di stare realizzando qualcosa di significativo nella propria vita
- leggerezza e spensieratezza: le preoccupazioni sembrano meno opprimenti, l’ansia e lo stress si riducono, e si gode del momento presente.
La sensazione di essere felici, chiaramente, è altamente soggettiva e dipende dalle esperienze di vita, dalla personalità e dalle situazioni che si affrontano.
Cosa succede al cervello quando siamo felici?
Quando proviamo felicità, nel nostro cervello avvengono diversi processi chimici e attività neuronali che coinvolgono la produzione e il rilascio di determinati neurotrasmettitori. Tra queste sostanze chimiche, quelle più strettamente associate alla sensazione di felicità sono:
- dopamina: è un neurotrasmettitore presente nel sistema nervoso centrale e nel tratto gastrointestinale. Ha un ruolo essenziale nella nostra capacità di provare piacere, soddisfazione e motivazione. Viene rilasciata in risposta a esperienze piacevoli, incoraggiando comportamenti positivi e gratificanti
- serotonina: contribuisce a regolare l’umore, riducendo l’ansia e la depressione e migliorando la sensazione generale di benessere. Bassi livelli di serotonina sono stati collegati a disturbi dell’umore come la depressione.
- endorfine: sono peptidi che funzionano come analgesici naturali dell’organismo, riducendo il dolore e promuovendo sensazioni di euforia. Vengono rilasciate in risposta a stress fisico (come durante l’esercizio) o dolore, e possono contribuire al benessere emotivo
- ossitocina: anche detta “l’ormone dell’amore”, è fondamentale nelle relazioni sociali, nel comportamento sessuale e nella produzione di sentimenti di fiducia ed empatia.
Durante i momenti di felicità, queste sostanze chimiche lavorano in sinergia, stimolando diverse aree cerebrale, e in particolare, il sistema limbico, responsabile della regolazione delle emozioni. Questo sistema si compone di:
- amigdala: legata alle emozioni come la paura e il piacere
- ippocampo: fondamentale per la formazione della memoria e associato alle emozioni connesse ai ricordi
- nucleo accumbens: parte del circuito di ricompensa del cervello, significativamente coinvolto nella sensazione di piacere e nella motivazione.
Inoltre, la corteccia prefrontale, che è coinvolta nella pianificazione complessa, nel pensiero astratto, e nella regolazione delle emozioni. Ha un ruolo importante nell’elaborazione e nella regolazione della felicità basata su pensieri e riflessioni più complesse.
Come si fa a essere felici?
Per raggiungere la felicità e costruire una vita soddisfacente, esistono diverse abitudini che possiamo coltivare giorno dopo giorno. La felicità non è un evento casuale riservato a pochi, ma piuttosto un risultato delle nostre azioni e pensieri abituali.
Alcune pratiche utili possono essere:
- coltivare una buona relazione con sé stessi e prendersi cura di sé. Conoscersi e ascoltarsi contribuisce a migliorare la propria autostima
- focalizzarsi su sé stessi e non sul gli altri, evitando un confronto tossico e negativo
- approfondire il dialogo interiore: trascorrere del tempo da soli in solitudine può favorire l’equilibrio mentale
- praticare la gratitudine per imparare ad apprezzare ciò che si ha
- ritrovare il contatto con la natura: passare del tempo all’aria aperta aiuta a liberare dallo stress della vita quotidiana e a riconnetterti con noi stessi
- circondarsi di persone positive che ispirano a migliorare e a raggiungere obiettivi concreti
- mostrare altruismo e premura verso sé stessi e verso gli altri
Felicità e meditazione
Felicità e pratica della meditazione sembrano essere strettamente correlate. Matthieu Ricard è il monaco tibetano (in realtà francese di nascita), e grande meditatore, considerato come la persona “più felice del mondo”.
La capacità di essere felici e in pace con sé stessi, secondo il monaco tibetano, risiede nell’auto-controllo delle proprie emozioni, condizione che si raggiunge solo con la meditazione. Del resto, numerose ricerche dimostrano come questa pratica contribuisca a creare uno stato di felicità agendo su diversi ormoni (cortisolo, adrenalina) e neurotrasmettitori (serotonina, GABA, dopamina).
In particolare la serotonina, definita proprio “molecola della felicità”, come accennato, ha un ruolo fondamentale nella regolazione del tono dell’umore, del comportamento emozionale e del sonno.
Uno sbilanciamento dei livelli di questa sostanza può contribuire all’insorgenza di un disturbo dell’umore e di altre patologie.
Gli studi condotti dall’Università di Montreal dimostrano come una regolare pratica meditativa aumenti il livello di serotonina nel cervello, stimolando la sua naturale produzione.
Perché la pratica meditativa è utile?
La pratica della mindfulness ci insegna a sviluppare la capacità di osservare in modo distaccato i nostri stati mentali, sensazioni e emozioni, permettendoci di aumentare la consapevolezza di ciò che accade dentro di noi e attorno a noi. È un tipo di meditazione che aiuta a concentrarsi sul momento presente.
L’obiettivo della mindfulness non è quello di sopprimere o ignorare i pensieri ed emozioni, ma di imparare a osservarli senza giudicarli e senza identificarci completamente con essi. Questo distacco ci consente di sviluppare una comprensione più profonda di noi stessi e delle nostre reazioni automatiche e, soprattutto, ci aiuta a non generare attaccamento per una certa cosa e avversione per un’altra.
È proprio a causa di tale attaccamento che spesso si sviluppa la sofferenza e non riusciamo ad essere pienamente felici.
Lo scopo della meditazione è quello di allontanare stati mentali dolorosi e negativi (come rabbia, gelosia, risentimento, brama, dipendenze) che interferiscono enormemente nella nostra ricerca della felicità.
Gradualmente, attraverso la pratica della mindfulness, possiamo migliorare la nostra capacità di scegliere consapevolmente come rispondere ai pensieri e alle emozioni, evitando così di essere schiavi delle nostre reazioni istintive.
La mindfulness nella vita di tutti i giorni
La mindfulness può essere applicata nella vita di tutti i giorni e in diverse attività quotidiane e situazioni, dalle più semplici alle più difficili da gestire.
Per fare un esempio pratico, consideriamo i nostri desideri. Riconoscere la bellezza di un oggetto desiderato non implica negare il desiderio stesso. Tuttavia, quando il desiderio diventa un impellente “voglio averlo!”, questo prende il controllo su di noi: se possiamo averlo sviluppiamo attaccamento, ma se non possiamo ottenerlo scatta in noi la frustrazione e di conseguenza, l’infelicità.
La pratica meditativa, se svolta nel tempo e con costanza, ci aiuta a essere consapevoli di queste dinamiche interne e a sviluppare una maggiore libertà nella nostra risposta ai desideri, permettendoci di agire in modo più equilibrato.
(16 Luglio 2024)