Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui le vittime, spesso in una relazione tossica, subiscono una vera e propria forma di violenza. Un abuso non fisico, ma mentale.
La dottoressa Francesca Pelizzoni, psicoterapeuta del Santagostino e specialista in psicodramma classico, spiega cosa si intende di preciso con il termine gaslighting, come riconoscerlo e come chiedere aiuto.
Gaslighting: cosa significa?
Il gaslighting è una manipolazione mentale, una forma di violenza nella quale il gaslighter mette in atto una distorsione della comunicazione con l’obiettivo di porre la vittima in una condizione di dubbio nei confronti di sé stessa.
Nel gaslighting, il dubbio patito dalla vittima è relativo anche alla sua percezione e al suo giudizio di realtà e interessa i suoi pensieri. Il gaslighting è una forma di violenza psicologica subdola, nascosta, che si caratterizza per constatazioni e affermazioni dette dalla persona abusante e fatte passare per verità agli occhi della vittima. Con la conseguenza di porla in uno stato di dipendenza.
Come condizione ultima di gaslighting, in una simile relazione tossica, la vittima vede compromesse la capacità di prendere decisioni e di valido esame di realtà. La persona abusante, in questo modo, riesce a prendere il pieno controllo della vittima.
Da dove deriva il termine gaslighting?
Il termine gaslighting per questa forma di violenza deriva da un’opera teatrale intitolata Gaslight, del 1938, scritta da Patrick Hamilton e trasposta per il grande schermo in due pellicole, nel 1940 e nel 1944.
In Italia la pellicola del 1944, per la regia di George Cukor, è nota con il titolo Angoscia. Nel film, un marito cerca di minare l’integrità psicologica della propria moglie, interpretata da Ingrid Bergman, operando piccoli spostamenti nella loro abitazione.
Tra le azioni compiute dal marito, c’è quella di affievolire le luci delle lampade alimentate a gas, azione negata dal marito quando la moglie pone domande in merito.
Chi è il gaslighter?
Il gaslighter è una persona abusante che pone in essere un comportamento manipolatorio di gaslighting ai danni di altre persone. In parole più stringate, il gaslighter è un manipolatore. Può avere i tratti del narcisista, può essere fisicamente violento, può infine avere un comportamento passivo aggressivo.
Il gaslighter è una persona dotata di intuito e grande capacità di strategia, priva di empatia. Una persona che sa indossare la maschera della vittima pur essendo un carnefice, che non accetta critiche esterne e considera il proprio punto di vista, i propri bisogni, come un dato di realtà incontrovertibile. Non accetta il punto di vista altrui.
Un gaslighter non è presente né agisce esclusivamente in un rapporto di coppia, come può ad esempio essere un matrimonio. Anche una figura genitoriale può comportarsi da gaslighter, come nel caso di genitori autoritari che hanno un atteggiamento iperprotettivo nei confronti del figlio. La relazione sarà basata sul senso di colpa, sulla deresponsabilizzazione e su una protezione eccessiva.
Va notato come il gaslighter patisca un importante senso di vulnerabilità, condizione spesso condivisa tra chi commette abusi, e mostra di avere notevoli difficoltà nella identificazione, nella gestione e nella espressione delle proprie emozioni.
Come riconoscere il gaslighting?
Il gaslighting sembra avere un andamento ricorrente e riconoscibile. In linea di massima il comportamento del gaslighter, che ha sempre come fine quello di rendere la vittima dipendente, può essere suddiviso in tre fasi:
- nella prima fase di gaslighting viene attuata una distorsione della comunicazione. L’abusante inizia a confondere la propria vittima attraverso dialoghi in cui si alternano silenzi ostili a comportamenti e reazioni piccate
- nella seconda fase di gaslighting la vittima cerca di porre in essere una difesa, e prova a convincere il gaslighter che le parole dette non corrispondono affatto alla realtà. Contemporaneamente, la vittima tenta di aprire un dialogo, per provare a cambiare i comportamenti distorsivi del gaslighter. In questa fase la vittima è ancora convinta di poter intervenire sul manipolatore
- nella terza fase di gaslighting la vittima si convincerà che le parole pronunciate dal gaslighter corrispondono a verità. Entra in una fase depressiva, di estrema vulnerabilità e dipendenza. La violenza del gaslighter, in questa fase, è ormai cronica.
In questo crescendo di manipolazione, il gaslighter non cerca mai di togliere la parola alla sua vittima. Il suo vero intento è quello di far sì che la vittima condivida il suo punto di vista, e si adopererà perché la vittima si percepisca troppo sensibile, insicura nel fidarsi della propria percezione e incapace, in ultima istanza, di prendere decisioni.
Frasi tipiche del gaslighting
Il gaslighter mette in dubbio le parole, il sentire e il giudizio della vittima utilizzando frasi volte a demolire e a mettere in forse le certezze della persona abusata. Frasi quali:
- “Non devi essere così sensibile!”
- “Sei una persona pazza!”
- “Sei un individuo paranoico…”
- “Non ho mai detto una cosa simile!”
- “Tu ti inventi le cose, te le immagini!”
- “Dici cose che non sono mai successe…”
- “Smettila di agitarti, sei esagerato/a”.
Il gaslighting è un reato?
Il reato di gaslighting non è attualmente previsto dal codice di procedura penale. Tuttavia, quando si presentano abusi di tipo psicologico i giudici fanno riferimento a reati contemplati:
- maltrattamenti
- minacce e stalking
- violazione degli obblighi di assistenza familiare.
In altri Paesi comunitari, come la Spagna, la Francia e il Belgio, è stato introdotto da tempo il reato di manipolazione mentale, per mezzo del quale è possibile perseguire chi determina nella vittima uno stato di soggezione praticando pressioni o tecniche gravi e ripetute con il fine di alterare la capacità di giudizio.
Come difendersi dal gaslighting?
Per difendersi dal gaslighting ci sono alcuni segnali che dovrebbero essere tenuti in conto, nel contesto di una relazione, e che potrebbero essere segnali di una possibile situazione di manipolazione:
- quando viene data ragione all’altra persona, sempre.
- quando viene assunta una posizione rinunciataria e passiva rispetto alla possibilità di esprimere il proprio punto di vista, anche nelle occasioni in cui i dubbi sono fondati.
La posizione rinunciataria e passiva può essere il segnale che la vittima sperimenta un senso di insicurezza e di inadeguatezza dovuti alla manipolazione del gaslighter.
In che modo è possibile difendersi dal gaslighting? Attraverso una presa di consapevolezza. Essere coscienti, o anche solo iniziare a intuire i meccanismi posti in essere dal gaslighter, sono il primo passo per uscire da questa condizione di abuso. Un abuso che può portare la vittima in una condizione di stress, ansia e depressione invalidanti.
Il secondo passo è dato da un percorso di autonomia, di ritrovata capacità di sé, e di indipendenza, grazie al supporto psicologico.
(29 Agosto 2022)