La sindrome di Capgras

La sindrome di Capgras o delirio del sosia è una condizione psichiatrica che porta a a pensare che un familiare, un amico o un conoscente sia stato sostituito da un sosia. Ecco quando può insorgere e quali sono le terapie disponibili per trattarla.

La sindrome di Capgras

La sindrome di Capgras, delirio di Capgras o delirio del sosia, è una malattia psichiatrica rara che prende il nome da Joseph Capgras, medico francese che la descrisse per la prima volta nel 1923.

Chi ne è affetto vive nella convinzione distorta e persistente che una o più persone della sua cerchia di conoscenti, familiari o amici siano state sostituite da sosia o impostori.

Da cosa può essere causata questa patologia e come si manifesta? Quali sono le opzioni di cura? Scopriamone di più con l’aiuto del dott. Stefano Porcelli, psichiatra e psicoterapeuta del Santagostino.

Che cos’è la sindrome di Capgras?

La sindrome di Capgras è una patologia psichiatrica che porta a credere che una o più persone a sé vicine siano state rimpiazzate da soggetti identici – talvolta persino demoni o alieni – che ne hanno assunto l’identità. 

I pazienti affetti dalla sindrome di Capgras riconoscono i tratti del volto di una persona familiare. Tuttavia, maturano la convinzione che non si tratti della persona a loro nota, bensì di un sostituto/sosia.

Quali sono le sue cause?

Le cause della sindrome di Capgras non sono state del tutto chiarite e sono tuttora in fase di studio. L’insorgenza della malattia è stata osservata sia nel contesto di disturbi psichiatrici, sia come conseguenza di danni neuronali secondari a cause biologiche/fisiche. 

Nella maggior parte dei casi, il disturbo si sviluppa in comorbilità con altri disturbi psichiatrici, quali la schizofrenia e il disturbo bipolare. Tuttavia, può anche essere il risultato di:

Ipotesi di tipo funzionale-psicologico

Inizialmente, il delirio di Capgras era stato attribuito da Capgras stesso e dagli studiosi che se ne erano occupati successivamente a una reazione psicologica a un particolare conflitto relazionale. Veniva ipotizzato infatti che la malattia fosse una “soluzione psicotica” a sentimenti di ambivalenza verso persone affettivamente importanti. In quest’ottica, il delirio del sosia diventerebbe per il paziente un modo per esprimere ostilità verso qualcuno senza dover affrontare i sentimenti di colpa connessi.

Altre interpretazioni di stampo psicodinamico hanno correlato la comparsa della sindrome di Capgras ad una scissione patologica delle rappresentazioni della persona cara, in pazienti con tratti paranoici e/o uno stato psicotico in atto. Queste premesse, unite a un evento scatenante, porterebbero a maturare dei sentimenti contrastanti e a costruire un’immagine “cattiva” della persona, incarnata in una sorta di “sosia malvagio”.

Con il tempo, le teorie psicodinamiche sono state progressivamente superate, anche perché non in grado di spiegare le manifestazioni della sindrome in presenza di cause organiche.

Ipotesi di tipo organico-biologico

Negli ultimi decenni, varie evidenze – sia da studi clinici che da studi di neuroimaging – hanno dimostrato come la sindrome di Capgras si associ, oltre che ai disturbi psichiatrici citati in precedenza, anche a patologie neurodegenerative/danni neuronali che danneggino i circuiti neuronali deputati al riconoscimento dei volti e/o le loro connessioni con le regioni frontali, temporali o limbiche.

Tali alterazioni determinerebbero una disconnessione tra il riconoscimento del volto (conservato in questi pazienti a differenza di altri disturbi neurologici) e l’emozione connessa a tale riconoscimento. Tale discrepanza tra quanto osservato e quanto provato emotivamente si pensa sia alla base della strutturazione del delirio di Capgras, che fornisce “una spiegazione psicotica” a tale percezione affettiva (“Se non provo nulla quando guardo mia madre, vuol dire che non è lei”). 

Gli studi di neuroimaging condotti allo scopo di identificare le possibili cause neuronali e cerebrali del disturbo hanno rilevato anomalie nelle regioni frontotemporali. Si è ipotizzato che lesioni profonde nel lobo frontale destro possano disconnetterlo dal lobo temporale e dalle aree limbiche, e causare così un’alterazione del senso di familiarità connesso a persone e luoghi.

Come si manifesta?

Come si è visto, la sindrome di Capgras si manifesta con un delirio caratteristico, nel quale il paziente si convince che persone significative della sua vita, come genitori, figli, partner o fratelli, siano stati sostituiti da doppi. Questo porta a un “disconoscimento” dell’individuo noto.

Questa convinzione delirante persiste nonostante le prove contrarie fornite dalle persone intorno al paziente. Anche se gli altri cercano di dimostrare che non c’è stata alcuna sostituzione, il paziente rimane saldo nella propria convinzione. Quando gli si chiede in cosa il presunto impostore differisca dall’originale, indica dettagli relativi all’aspetto fisico o alla condotta, che in realtà non esistono o sono insignificanti.

Questo disturbo non si limita solo alle persone, ma può estendersi anche ad animali domestici o a luoghi familiari. In casi eccezionali, il paziente stesso può sentirsi sostituito. Oltre alla convinzione delirante, possono manifestarsi sintomi quali episodi depressivi, ansia e aggressività nei confronti degli altri.

La sindrome di Capgras può insorgere in modo diverso a seconda delle sue cause sottostanti:

  • se è legata a un disturbo psicotico, tende a comparire in età precoce
  • se è causata invece da fattori organici, può verificarsi improvvisamente in concomitanza al danno occorso.

Può manifestarsi, inoltre, in modo intermittente, transitorio o cronico, con variazioni nella gravità dei sintomi nel tempo.

Come si cura la sindrome di Capgras?

La diagnosi della sindrome di Capgras richiede un attento processo di valutazione che comprenda:

  • l‘osservazione diretta
  • la ricostruzione della storia clinica del paziente
  • l’utilizzo di specifici test diagnostici, come tecniche di neuroimaging per rilevare eventuali danni cerebrali e altre cause organiche.

Il trattamento del disturbo varia a seconda della causa scatenante. Generalmente, include l’utilizzo di farmaci, come antipsicotici, antidepressivi e stabilizzatori dell’umore, cui si affianca la psicoterapia. L’approccio prediletto è di solito la terapia cognitivo-comportamentale (CBT).

La CBT ha lo scopo di modificare gli schemi di pensiero e di comportamento disfunzionali del paziente e di trasmettergli strategie di coping efficaci, oltre che istruirlo in merito alla corretta assunzione dei farmaci prescritti. Questo approccio terapeutico è applicabile nei casi in cui la malattia si trova in una fase moderata. Nei casi più severi, spesso caratterizzati dalla combinazione di una patologia neurodegenerativa e della sindrome di Capgras, può rendersi necessaria l’ospedalizzazione.

Nella terapia vengono coinvolti di solito anche i familiari, i quali possono subire un notevole stress a causa della gestione di pazienti spesso oppositivi e aggressivi. Il consulto con uno psicoterapeuta esperto può infatti fornire loro indicazioni e strategie utili ad affrontare le difficoltà imposte dalla sindrome nel modo più efficace possibile, riducendo il carico psicologico e fisico a cui sono sottoposti.