Il neurofeedback, di cosa si tratta e a cosa serve

Si tratta di una tecnica avanzata, non invasiva e non farmacologica, che permette alla persona di imparare ad autoregolare l'attività delle onde cerebrali, per promuovere in modo autonomo il proprio benessere.

Il neurofeedback, di cosa si tratta e a cosa serve

Il neurofeedback è un approccio non invasivo che addestra il cervello a generare specifiche onde cerebrali.

L’obiettivo è sviluppare la capacità, da parte del paziente, di intervenire direttamente nella autoregolazione della attività neurocognitiva.

In questo articolo, esamineremo il fondamento di questa innovativa tecnica che offre un controllo senza precedenti sulla propria attività cerebrale. Ne spiegheremo il funzionamento e i benefici potenziali, proveremo a capire come integrare questa tecnologia in un percorso di cura e massimizzarne i vantaggi per migliorare la propria vita.

Cos’è il neurofeedback?

Il neurofeedback è una tecnica terapeutica che utilizza il monitoraggio in tempo reale dell’attività cerebrale con l’obiettivo di aiutare i pazienti a migliorare l’autoregolazione delle loro onde cerebrali. Si basa sull’uso dell’elettroencefalografia (EEG), strumento in grado di rilevare l’attività elettrica del cervello tramite elettrodi posizionati sul cuoio capelluto. I dati dell’EEG vengono analizzati e tradotti in segnali di feedback, segnali che possono essere visivi, uditivi o tattili. Il paziente riceve questo feedback in tempo reale, imparando a riconoscere e modificare i propri pattern cerebrali per raggiungere uno stato mentale desiderato.

Il principio fondamentale del neurofeedback è il cosiddetto condizionamento operante. Attraverso il feedback immediato, i pazienti imparano a modificare volontariamente la loro attività cerebrale. Ad esempio, se una specifica onda cerebrale associata al rilassamento aumenta, il paziente riceve un segnale positivo, come un suono piacevole o un’immagine che si muove in modo desiderato. Col tempo e con la pratica, queste modifiche diventano più naturali e automatiche.

Quando è stata inventata questa tecnica?

Il neurofeedback ha origine negli anni ’60 del secolo scorso, con i primi studi degni di interesse portati avanti dal dottor Joe Kamiya dell’Università di Chicago. Kamiya scoprì che i soggetti potevano imparare a controllare volontariamente le loro onde cerebrali alfa attraverso il feedback audio.

Nello stesso periodo, il dottor Barry Sterman della UCLA, l’Università della California di Los Angeles, svolse ricerche sugli effetti del neurofeedback sui gatti, e notò che l’addestramento delle onde cerebrali poteva ridurre la suscettibilità alle crisi epilettiche, ricompensando i gatti con del cibo.

Questo esperimento era stato svolto perché la NASA aveva commissionato a Sterman uno studio per comprendere il carburante adottato sui razzi determinava crisi epilettiche in questi animali, utilizzati nei primi tentativi di lancio di razzi spaziali. La scoperta di Sterman apre la strada all’applicazione del neurofeedback nel trattamento dell’epilessia e di altri disturbi neurologici.

A cosa serve il neurofeedback?

Il neurofeedback è una tecnica avanzata che mira a migliorare la funzione cerebrale attraverso l’allenamento del cervello stesso. Si basa sull’idea che il cervello umano sia in grado di adattarsi e cambiare nel tempo, anche in risposta a specifici stimoli. Questa tecnica è utilizzata principalmente per migliorare le prestazioni cognitive, trattare disturbi mentali e psicologici e promuovere il benessere generale. Vediamo più nel dettaglio a cosa serve il neurofeedback:

  • migliorare le prestazioni cognitive. Come la concentrazione, l’attenzione, la memoria e la risoluzione dei problemi. Questo lo rende utile per studenti, professionisti e chiunque desideri massimizzare le proprie abilità mentali.
  • Trattare disturbi mentali. È stato dimostrato che il neurofeedback è efficace nel trattare una serie di disturbi mentali, tra cui l’ADHD (Deficit dell’Attenzione e Iperattività), la depressione, il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e molti altri. Le sedute di neurofeedback possono aiutare a regolare l’attività cerebrale, riducendo i sintomi di questi disturbi.
  • Gestire lo stress e l’ansia. Il neurofeedback è un’opzione terapeutica promettente per coloro che cercano di ridurre lo stress e l’ansia
  • Promuovere il sonno di qualità. Per coloro che soffrono di disturbi del sonno, come l’insonnia, il neurofeedback può essere utilizzato per migliorarne la qualità. Il training cerebrale può contribuire a stabilizzare i cicli del sonno e ridurre i risvegli notturni.
  • Potenziare la gestione del dolore. Il neurofeedback può essere parte di un trattamento multidisciplinare per la gestione del dolore cronico. Aiuta i pazienti a sviluppare strategie di coping per gestire meglio il dolore cronico, migliorando la qualità della vita.
  • Ridurre i sintomi delle dipendenze. Alcuni programmi di trattamento delle dipendenze utilizzano il neurofeedback per ridurre i sintomi di astinenza e migliorare il controllo delle pulsioni.

Qual è il concetto su cui si basa principalmente la tecnica del biofeedback?

Il neurofeedback è una forma di biofeedback che utilizza le letture delle onde cerebrali per fornire informazioni in tempo reale sulla propria attività cerebrale.

La tecnica del biofeedback si basa principalmente sul concetto di consapevolezza e controllo volontario delle funzioni fisiologiche del corpo, spesso attraverso strumenti di monitoraggio sensoriale. Questo approccio si fonda sulla premessa che una maggiore consapevolezza delle funzioni corporee può aiutare le persone a regolare queste funzioni in modo più efficace.

Nel contesto del neurofeedback, come già detto, il biofeedback mira a fornire informazioni in tempo reale sulle attività elettriche del sistema nervoso centrale e aiutare gli individui a riconoscere e modificare i modelli di attività cerebrale disfunzionali. In altre parole, il  cosiddetto biofeedback cerebrale consente alle persone di apprendere come rinforzare positivamente le proprie attività neurali, contribuendo al miglioramento delle funzioni cognitive e al trattamento dei disturbi mentali.

Il biofeedback in generale, quindi, promuove l’auto-regolazione e l’autoconsapevolezza, consentendo alle persone di acquisire il controllo su vari aspetti della loro salute fisica e mentale attraverso l’adattamento volontario delle risposte corporee.

Chi può fare neurofeedback?

Il neurofeedback è una tecnica non invasiva e non farmacologica, che può essere utilizzata da una vasta gamma di persone:

  • Bambini e adolescenti. Il neurofeedback può essere utilizzato per aiutare i bambini e gli adolescenti con disturbi dell’attenzione (come l’ADHD), problemi di apprendimento, ansia, depressione e altri disturbi psicologici
  • Gli adulti con problemi di ansia, depressione, disturbi del sonno, problemi di gestione dello stress, disturbi dell’umore e altri disturbi mentali possono trarre beneficio dal neurofeedback. Anche coloro che desiderano migliorare le proprie prestazioni cognitive e la concentrazione
  • Anche alcuni atleti e professionisti ricorrono al neurofeedback per migliorare le loro prestazioni. Può essere utilizzato per allenare la mente a mantenere la concentrazione, la calma e la resilienza sotto pressione
  • Individui con disturbi neurologici. Il neurofeedback può essere un componente del trattamento per persone con disturbi neurologici come l’epilessia, il disturbo del sonno REM senza atonia, il disturbo da movimento periodico degli arti (PLMD) e condizioni simili
  • Pazienti con disturbi psicologici. Le persone con disturbi come il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) e la depressione possono utilizzare il neurofeedback come parte di un approccio terapeutico completo
  • Chi aspira a un maggior benessere mentale. anche coloro che non hanno disturbi specifici ma sono interessati a migliorare la propria salute mentale, la gestione dello stress o le abilità cognitive possono trarre vantaggio dal training di neurofeedback.

Come si svolge una seduta di neurofeedback?

Una seduta di neurofeedback inizia con il posizionamento di elettrodi sulla testa del paziente. Gli elettrodi servono a monitorare l’attività elettrica cerebrale. I dati sono visualizzati in tempo reale su uno schermo, permettendo tanto al terapista quanto al paziente di osservare l’attività cerebrale.

Il nucleo della seduta consiste nel training, durante il quale il paziente è invitato a modificare il proprio pattern di onde cerebrali attraverso varie attività quali giochi, video o musica, che rispondono in tempo reale ai suoi segnali cerebrali. L’obiettivo è incoraggiarlo a produrre pattern specifici che promuovono miglioramenti nel comportamento e nel benessere generale.

Le sedute durano tra i 45 e i 60 minuti e sono generalmente ripetute per uno specifico arco di tempo così da massimizzare l’efficacia. Il numero di sedute necessarie varia in base agli obiettivi individuali e alla risposta del paziente al trattamento.

 

Quanto costa una seduta di neurofeedback?

Il costo di una seduta di neurofeedback o biofeedback può variare notevolmente in base a diversi fattori, tra cui la posizione geografica (regione, città o area rurale…), il tipo di professionista che offre il servizio, il numero di sessioni necessarie e il tipo di attrezzatura utilizzata. Alcuni professionisti, inoltre, offrono pacchetti di sedute a prezzi scontati o offerte promozionali.

In generale la tariffa di una seduta di neurofeedback varia tra i 40e i 70 euro. Va tuttavia considerato che la seduta iniziale ha sempre un costo più alto che può andare dagli 80 ai 120 euro.

Per avere un’idea più precisa dei costi, è consigliabile contattare direttamente i medici o i centri che offrono sedute di neurofeedback nella propria zona e richiedere informazioni sulle tariffe specifiche, senza dimenticare di discutere con il professionista delle aspettative, del piano di trattamento e le modalità di pagamento richieste.