Il disturbo oppositivo provocatorio (DOP) si manifesta con modelli persistenti di comportamento ostile, ribelle, collerico e vendicativo verso le figure di autorità.
Si tratta di un disturbo del comportamento che interessa bambini e adolescenti, insorgendo solitamente intorno ai 6 anni di età. Il bambino oppositivo litiga di frequente con adulti e coetanei, si rifiuta di rispettare le regole, infastidisce in modo deliberato gli altri e spesso ride quando viene sgridato. Questa condizione compromette in modo significativo la vita del bambino, influenzando negativamente le sue relazioni con gli altri.
In questo articolo vediamo come riconoscere i segni del disturbo oppositivo provocatorio, quali sono le cause e quali strategie di intervento adottare.
Che cos’è il disturbo oppositivo provocatorio?
Il disturbo oppositivo provocatorio (DOP) è un disturbo del comportamento infantile. È caratterizzato da collera, rabbia, ostilità, sfida, ribellione e comportamenti negativi in particolare verso le figure di autorità, come genitori e insegnanti.
I bambini con questo disturbo spesso manifestano un atteggiamento collerico, rifiutano di obbedire alle regole, provocano deliberatamente conflitti con gli adulti e possono essere irritabili e vendicativi.
Il disturbo oppositivo provocatorio emerge di solito nell’infanzia o all’inizio dell’adolescenza e può interferire significativamente con la vita quotidiana e le relazioni sociali del bambino. Se non trattato, può evolvere in disturbi più gravi del comportamento, come il disturbo antisociale della condotta.
Cosa fa un bambino oppositivo? Sintomi e comportamenti
Il bambino oppositivo presenta alcuni sintomi e comportamenti specifici:
- va in collera facilmente e ripetutamente. Reagisce con rabbia e in modo esagerato a situazioni molto spesso banali
- tende a essere polemico, discute e litiga con gli adulti
- mette in atto comportamenti di sfida con le figure di autorità
- si rifiuta di rispettare le regole e di conformarsi alle richieste degli adulti. Questo atteggiamento di sfida può portare a conflitti costanti e a situazioni di ostilità
- infastidisce deliberatamente gli altri
- incolpa gli altri per le sue cattive azioni o i propri errori
- si irrita e infastidisce facilmente
- è vendicativo e dispettoso.
Questi comportamenti problematici possono emergere in diversi ambienti, come la famiglia, la scuola o il contesto sociale. I comportamenti oppositivi possono variare a seconda dell’età del bambino. Nei più piccoli, possono essere osservati frequenti capricci. Durante l’adolescenza, invece, il disturbo potrebbe manifestarsi attraverso litigi verbali o fisici con adulti o coetanei.
Generalmente, la diagnosi di disturbo oppositivo provocatorio viene posta in presenza, per più di 6 mesi, di 4 dei sintomi sopraelencati.
Quali sono le cause del disturbo oppositivo provocatorio?
Il disturbo oppositivo provocatorio sembra derivare da una combinazione di cause genetiche, ambientali e psicosociali. La componente genetica è significativa, con un’ereditarietà stimata del 50% e sovrapposizioni genetiche con altri disturbi del comportamento. Si ipotizza che il disturbo oppositivo possa risultare da una disposizione naturale nel temperamento dei bambini e da differenze neurobiologiche che creano una predisposizione al disturbo.
I bambini oppositivi presentano un sistema di attivazione comportamentale che risulta essere iperattivo. Al contrario, il sistema di inibizione comportamentale è ipoattivo.
I fattori ambientali giocano poi un ruolo chiave. Ci si riferisce a situazioni problematiche quali:
- maltrattamenti
- abusi
- negligenza o problemi di genitorialità, come disciplina incoerente o troppo severa, comunemente presenti nelle famiglie con disturbo oppositivo provocatorio.
La presenza di simili fattori ambientali può innescare e contribuire allo sviluppo del disturbo. Vanno indicati ulteriori fattori di tipo psicosociale, come:
- povertà
- violenza di quartiere
- rifiuto dei propri pari
- influenza di gruppi di pari devianti, che esercitano un influenza negativa sui comportamenti dei bambini.
I fattori di rischio includono, come abbiamo detto:
- il temperamento del bambino, con disregolazione emotiva ed elevata reattività
- problemi familiari, come liti e separazione dei genitori
- disciplina incoerente da parte delle figure di autorità.
Come riconoscere il disturbo oppositivo provocatorio? Test e diagnosi
Non esiste un test specifico per diagnosticare il disturbo oppositivo provocatorio. La diagnosi si basa principalmente sull’osservazione dei comportamenti, e viene posta quando almeno 4 sintomi del disturbo persistono per più di 6 mesi.
È possibile ricorrere, tuttavia, a interviste cliniche dettagliate con il bambino, i genitori, e, se possibile, con gli insegnanti. Queste sono condotte da psicologi, psicoterapeuti o psichiatri e mirano a raccogliere informazioni dettagliate sul comportamento del bambino, la storia familiare e l’ambiente scolastico.
Altri strumenti che possono aiutare a identificare i sintomi del DOP includono alcune scale di valutazione, per identificare i comportamenti associati al disturbo:
- Child Behavior Checklist (CBCL): è un ampio questionario che i genitori possono compilare per fornire informazioni sui comportamenti emotivi e comportamentali dei loro figli
- Conners’ Rating Scales: utilizzate per valutare il comportamento di bambini e adolescenti, queste scale comprendono questionari per genitori, insegnanti e anche per auto-valutazione degli adolescenti
- Eyberg Child Behavior Inventory (ECBI): specificatamente progettato per identificare comportamenti problematici nei bambini attraverso le risposte dei genitori.
Diagnosi differenziale
È importante distinguere il disturbo oppositivo provocatorio da altre condizioni che possono manifestarsi con sintomi simili, come:
- disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)
- comportamenti oppositivi lievi o moderati, che si verificano periodicamente di norma in quasi tutti i bambini
- disturbi dell’umore. Ad esempio, l’irritabilità può essere dovuta anche a depressione. Questa si differenzia dal DOP, per la presenza di anedonia e perdita di sonno e dell’appetito
- disturbo d’ansia
- disturbo ossessivo compulsivo.
A questo scopo, possono essere utili valutazioni psicologiche più ampie. È importante notare che una diagnosi accurata dovrebbe considerare non solo i sintomi manifesti, ma anche il contesto più ampio della vita del bambino. La collaborazione tra specialisti, famiglia e scuola è essenziale per un approccio multidisciplinare ed efficace al trattamento.
Come calmare un bambino oppositivo provocatorio?
Calmare un bambino con disturbo oppositivo provocatorio può essere una sfida per i genitori e i caregiver. Alcuni consigli pratici per aiutare a gestire il comportamento di un bambino con DOP possono essere:
- mantenere la calma. Se il bambino sta avendo un attacco di rabbia o un comportamento ostile, è importante cercare di mantenere la calma, per evitare che il bambino reagisca con maggiore veemenza
- validare i sentimenti del bambino. Bisogna far sapere al bambino che si comprende cosa sta provando e che le sue emozioni sono valide. Ad esempio si può dire: “Capisco che ti senti molto arrabbiato ora. È difficile non ottenere ciò che vuoi”
- offrire scelte. Invece di dire no al bambino, si può provare a offrirgli delle scelte per fornirgli l’impressione di avere un certo controllo nella situazione
- impostare una routine. I bambini con disturbo oppositivo provocatorio possono avere difficoltà a gestirsi in situazioni impreviste poiché possono sentirsi sopraffatti o fuori controllo. Impostare una routine quotidiana può aiutare a fornire una struttura e un senso di sicurezza.
È essenziale, infine, mostrare l’esempio. Spesso i bambini seguono l’esempio dei loro genitori e adulti intorno a loro. Comportarsi con calma e pacatezza può essere risolutivo.
Come si cura il disturbo oppositivo provocatorio?
Riconoscere i comportamenti oppositivi nei bambini è essenziale per una valutazione tempestiva e una diagnosi accurata del disturbo. Se i comportamenti del piccolo diventano una fonte costante di conflitti oppure i suoi rapporti interpersonali sono compromessi, è consigliabile consultare un professionista.
La cura del disturbo oppositivo provocatorio si fonda su interventi psicosociali ed educativi che coinvolgono non solo il bambino, ma anche i genitori e la scuola.
L’obiettivo principale è quello di fornirgli gli strumenti necessari per comprendere e gestire le proprie emozioni, al fine di migliorare la sua capacità di interagire in modo adeguato con gli altri e di adattarsi in ambito familiare, scolastico e sociale.
Tra le strategie più importanti ci sono:
- educazione dei genitori, mirata all’adozione di strategie positive e meno frustranti per il bambino. I genitori apprendono a riconoscere i comportamenti positivi del figlio, incoraggiandoli e riducendo l’attenzione su quelli indesiderati. Ciò consente al bambino di sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri atteggiamenti
- educazione degli insegnanti, con approcci simili a quelli dell’educazione genitoriale ma applicati all’ambito scolastico. Coinvolgere gli insegnanti è importante per creare un ambiente scolastico più comprensivo e favorevole, riducendo le situazioni di conflitto
- psicoterapia familiare, una terapia che agisce tra i membri della famiglia. Si lavora per migliorare la comunicazione e le relazioni, creando un ambiente di supporto e comprensione reciproca.
- psicoterapia cognitivo-comportamentale individuale, trattamento che permette al bambino di identificare e modificare i pensieri che precedono i suoi comportamenti aggressivi. Il bambino impara così le tecniche per gestire la rabbia e le situazioni stressanti.
Terapia farmacologica e supervisione
I farmaci sono di solito utilizzati solo in casi gravi o quando vi sono patologie concomitanti come disturbo da deficit di attenzione/iperattività, ansia o depressione. Ad ogni modo, l’intervento psicosociale ed educativo rimane il pilastro fondamentale nella cura del disturbo oppositivo provocatorio.
Importa ricordare che ogni trattamento richiede sempre la supervisione e la guida di professionisti qualificati, come psicologi, psichiatri o terapisti familiari. Il supporto e la collaborazione della famiglia e della scuola sono fondamentali per il successo della terapia. Queste permettono al bambino di sviluppare nuove competenze comportamentali e di costruire relazioni più positive e significative con gli altri.
Parent Management Training (PMT)
Il Parent Management Training (PMT) rappresenta uno degli approcci terapeutici più validi ed efficaci nel trattamento del disturbo oppositivo provocatorio.
Questo tipo di intervento ha l’obiettivo di insegnare ai genitori strategie e tecniche per gestire i comportamenti problematici del loro figlio in modo costruttivo e non punitivo. Il Parent Management Training, nello specifico, mira a:
- dotare i genitori di tecniche basate sull’evidenza per affrontare o modificare i comportamenti dei loro figli
- migliorare la relazione genitore-figlio, attraverso la comunicazione positiva e l’uso coerente di rinforzi
- ridurre lo stress e la tensione in famiglia, imparando a gestire in modo più efficace i comportamenti difficili
Le componenti chiave di Parent Management Training comprendono:
- tecniche di rinforzo positivo: usare elogi e incentivi per rafforzare i comportamenti desiderati nei figli
- impostazione dei limiti e istruzioni chiare: stabilire regole chiare e coerenti, e comunicare aspettative in modo chiaro ai bambini
- uso di conseguenze costruttive: i genitori apprendono a impiegare conseguenze logiche o temporanee sospensioni di privilegi in risposta a comportamenti inaccettabili, evitando punizioni severe o fisiche
- strategie di problem solving: per affrontare situazioni conflittuali in modi costruttivi.
- autoregolazione: i genitori imparano, infine, strategie per gestire le proprie reazioni emotive e risposte agli atteggiamenti sfidanti del bambino. Questo aiuta a mantenere un ambiente calmo e supportivo.