FOMO: che cos’è e come superarla

La dipendenza da social è una vera e propria forma di ansia sociale. Se fuori controllo, l’uso dei social e di internet possono essere causa della FOMO, la paura di essere tagliati fuori.

FOMO: che cos’è e come superarla

La FOMO è un fenomeno che si sta sviluppando ed espandendo di pari passo con la diffusione, sempre più pervasiva, di internet. Nello specifico, è espressione della dipendenza dai canali digitali.

Ma cosa significa FOMO? Con quali sintomi si manifesta? Come uscirne?

Approfondiamo questo tema con la dottoressa Elvira Simona Solimando, collaboratrice del Santagostino e psicoterapeuta con esperienza nella cura del disagio psichico della adolescenza e della età adulta.

Cosa si intende per FOMO? 

FOMO è l’acronimo dell’espressione inglese fear of missing out (‘paura di essere tagliati fuori’) e indica una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere sempre coinvolti nelle attività sociali di amici e parenti e il timore di esserne esclusi. Questa condizione viene riferita in particolare ai contesti virtuali e digitali e identifica una dipendenza da social network: con la diffusione sempre più capillare di questi ultimi, infatti, le occasioni per sperimentare questo tipo di ansia sono aumentate.

La FOMO come dipendenza da social deve essere inquadrata nel quadro più ampio delle dipendenze da internet. In generale, per parlare di dipendenza è necessario che vi siano 3 costanti:

  • craving, ovvero un desiderio incontrollabile dell’oggetto, o del comportamento, del piacere da cui si ottiene gratificazione
  • tolleranza, definibile come il bisogno di aumentare lo specifico comportamento così da ottenere gli identici effetti che sono stati sperimentati nel primo uso
  • astinenza, l’insieme dei disagi di ordine psichico e fisico che si manifestano quando non è possibile l’accesso all’oggetto del piacere per un dato arco di tempo.

In questo contesto, possiamo definire la dipendenza da social network come “l’essere oltremodo preoccupati dai social network, l’essere spinti da una motivazione forte a connettersi o a utilizzare i social network”. Queste le parole della psicologa clinica Cecilie Schou Andreassen, che nel suo studio del 2015 Online Social Network Site Addiction aggiunge come il tempo dedicato all’attività svolta sui social network arriva a compromettere ogni altra attività sociale, di lavoro oppure di studio, le relazioni sociali, oltre che il benessere psicologico.

Quando nasce la dipendenza da internet?

Il primo caso ufficiale mai documentato di dipendenza da internet è datato 1996 ed è relativo agli USA. La psicologa Kimberly S. Young ha scritto la storia di una donna di 43 anni che era in grado di trascorrere fino a 60 ore a settimana in rete.

Le attività digitali di questa donna erano principalmente svolte all’interno di chat room, antesignane dei social. La donna raccontava di percepirsi come parte di una vera e propria comunità, anche se virtuale.

La dottoressa Young finì con il collezionare oltre 600 storie simili, che avevano come principale conseguenza problemi di tipo relazionale, accademico o finanziario, per via della perdita di lavoro. Le persone in questione non erano in grado di controllare l’utilizzo di internet.

Chi ha coniato il termine FOMO?

L’acronimo FOMO viene coniato da Patrick J. McGinnis nel 2004, in un editoriale realizzato per The Harbus, rivista della Harvard Business School.

Nel 2004, dunque, si inizia a scrivere esplicitamente di questa forma di ansia sociale che impone a chi ne soffre desiderio se non bisogno di aggiornamenti continui sulle attività svolte dagli altri utenti, per paura di finire esclusi da contesti sociali percepiti come gratificanti.

Quali sono le cause della FOMO?

La FOMO, come già detto, è una dipendenza patologica che può essere anche definita come paura di essere tagliati fuori dalle proprie reti sociali.

Il professore Andrew Przybylski, psicologo dell’Oxford Internet Institute, è considerato una autorità nello studio della FOMO e pensa che alla radice di questo disturbo vi sia il tentativo di soddisfare alcuni bisogni basilari dell’essere umano.

Partendo dalla teoria dell’autodeterminazione sviluppata nel 1985 da Edward Deci e Richard Ryan, Przybylski ritiene che l’essere umano raggiunga la propria salute psicologica quando sente di poter influenzare l’ambiente cui appartiene, si percepisce come soggetto autonomo e in relazione con gli altri. E proprio quest’ultimo aspetto, la relazione, per Przybylski sarebbe alla radice della FOMO.

A ben vedere, nel corso dell’evoluzione della nostra specie, l‘inclusione in un gruppo è diventata una necessità cruciale per assicurarsi la sopravvivenza: rimanere esclusi senza poter condividere informazioni, cibo e protezione, infatti, significava aumentare le probabilità di morire o essere uccisi dai predatori.

Come capire se hai la FOMO?

L’uso eccessivo dei social network è a tutti gli effetti un tipo di dipendenza comportamentale, anche se il DSM-V non la contempla e tiene in considerazione esclusivamente la ludopatia da internet.

I sintomi della FOMO, inquadrati nella ricerca della dottoressa Andreassen, dimostrano di avere una interessante rassomiglianza con le dipendenze chimiche, quindi abuso di sostanze, e con le dipendenze comportamentali, come nel caso del gioco d’azzardo:

  • tolleranza, ovvero una sensazione di urgenza nel rimanere connessi sempre più a lungo per provare lo stesso grado di soddisfacimento
  • astinenza, che con impazienza, stress, irritabilità quando non è possibile o è stato proibito l’accesso ai propri account social
  • salienza, che determina la necessità di passare sempre più tempo connessi
  • alterazioni dell’umore, perché i social network vengono utilizzati per “attutire” sensi di colpa, irrequietezza, ansia, e alienarsi dai problemi personali
  • conflitti tra abuso dei social e altre attività che vengono messe da parte (sport, studio, lavoro, attività all’aperto)
  • problemi relativi al proprio stato di salute, per esempio disturbi del sonno e depressione
  • ricadute, poiché risulta pressoché impossibile convincere chi abusa dei social network a diminuire il tempo trascorso online, e chi prova a farlo in autonomia, senza un adeguato supporto, tende a ricadere in questo tipo di comportamento.

In termini più puntuali, la FOMO può caratterizzarsi per ulteriori segnali di cui dovrà tenere conto un terapeuta che assista un paziente che ne sia affetto:

  • uno stato di ansia quando non è possibile sapere cosa stiano facendo i propri amici o i familiari
  • preoccupazione nel sapere che chi si ha intorno, virtualmente o meno, stia vivendo situazioni più interessanti e soddisfacenti della propria
  • bisogno di controllare cosa stiano facendo online i propri contatti
  • paura di non apparire sufficientemente importanti sui social media
  • necessità di condividere tutte le proprie attività ed esperienze sui social.

Chi è più colpito?

La FOMO sembra interessare particolarmente gli adolescenti, che riescono a trascorrere almeno quattro ore al giorno sui social, per mezzo del proprio smartphone. Anche gli adulti non sono esclusi da questo fenomeno, che può manifestarsi nell’essere sempre connessi, anche in vacanza.

Nel complesso, gli adolescenti di sesso maschile sembrano essere i soggetti più interessati dal disturbo. I soggetti più a rischio sono gli adolescenti più insicuri e con una bassa autostima, che spesso sono portati a confondere la vita vera con le esperienze virtuali.

L’adolescenza è un periodo critico, in cui la paura di essere esclusi dal gruppo è fisiologica. Durante questa fase, i ragazzi hanno come riferimento principale il proprio gruppi di amici e compagni, e non il nucleo familiari. I coetanei, quindi, diventano il sostegno sociale principale, da qui il forte bisogno di sentirsi parte di un gruppo ed essere “popolari”.

Pensiamo, per esempio, a un qualsiasi ragazzo che non viene invitato a una festa: provare emozioni come tristezza e disagio è perfettamente normale. Quando queste sensazioni di malessere hanno conseguenze e alterano il normale comportamento e le attività quotidiane della persona, la condizione diventa patologica e si può parlare, a ragione, di FOMO.

I social network, con la loro diffusione, sono diventati lo strumento principale per amplificare il senso di appartenenza al gruppo e soddisfare i propri bisogni di socialità: per gli adolescenti sono i canali preferenziali attraverso cui comunicare, stabilire e mantenere relazioni.

La conseguenza di tutto questo è l’esibizione da parte dei ragazzi di una vita costruita e artificiale sui social, per non essere tagliati fuori, sfruttando ogni occasione per apparire e promuovere la propria immagine. A volte, possono manifestarsi forme patologiche di narcisismo.

FOMO, dipendenza da social e adolescenza

Uno studio del 2016, che ha esaminato più di 400 adolescenti e le loro modalità di utilizzo dei social, ha evidenziato che l’uso di Facebook sarebbe associato a un forte bisogno, che sfiora la patologia, di appartenere al gruppo ed essere popolari.

Dallo studio, è emerso che, più gli adolescenti sono connessi con gli altri, tramite i social, più percepiscono la paura di essere esclusi e respinti dalla propria rete sociale. 

Questa condizione determina un grave stato d’ansia sociale che impedisce di capire di cosa si abbia davvero bisogno per essere felici e soddisfatti. Al contrario, si viene persuasi che la felicità sia qualcosa che hanno solo gli altri, e che quindi si può solo desiderare.

Come prevenire la FOMO negli adolescenti?

Nella cultura odierna, il trattamento per questo tipo di dipendenza dovrebbe essere l’uso controllato piuttosto che l’astinenza totale. Non è possibile impedire alle persone di accedere ai dispositivi digitali.

È fondamentale lavorare sulla prevenzione e su un monitoraggio costruttivo. I genitori, per risultare credibili, devono acquisire informazioni sul mondo di internet. In questo modo possono parlare con i propri figli con competenza dei rischi e dei pericoli connessi all’uso della rete. È importante che i genitori preparino i ragazzi a un uso consapevole della rete lasciando aperta la strada della comunicazione e del sostegno.

Prima dell’adolescenza è possibile affiancare i propri figli quando navigano su internet aiutandoli a farne un uso consapevole e ad avere un atteggiamento critico verso i messaggi e le informazioni che incontrano. Quando crescono e diventano più indipendenti e abili nella navigazione, si potrebbe chiedere loro di spiegare, insegnare qualcosa sulla rete. Imparare da loro a utilizzare le applicazioni che conoscono e utilizzano meglio è un modo non intrusivo per entrare nel loro mondo. Ed esplorarlo insieme.

È indispensabile ad ogni età la costruzione di regole condivise, quindi orari e tempo di utilizzo, contenuti permessi, informazioni che si possono condividere online e tipologia di siti vietati. Tutto questo deve essere alla base di un dialogo costante genitore-figlio.

Come si cura la FOMO?

Per contrastare la FOMO, il primo passo è quello di riconoscere di avere un problema. Dopo si può iniziare a darsi dei limiti e a utilizzare delle strategie:

  • aprire le app solo per un determinato tempo giornaliero e in alcuni momenti della giornata
  • togliere le icone dalla home
  • tenere il telefono lontano da sé, ad esempio nei momenti in cui si è impegnati a studiare o a lavorare.

Un approccio terapeutico basato sulla terapia cognitivo-comportamentale ha comunque dimostrato una efficacia di valore.

Una strategia di “recupero” per chi soffre di FOMO richiede che il paziente riporti l’attenzione sulle proprie emozioni, sviluppi momenti di consapevolezza quando si verifica un episodio riconducibile alla dipendenza da social.

Compito del terapeuta è aiutare il paziente a costruire un dialogo interno, che dissipi i pensieri di esclusione sociale e lo aiuti nella gestione delle proprie aspettative. Non è realistico pensare che ogni nostra attività social sia raggiunta da un like o un commento sempre e comunque.

L’ansia, infine, può essere gestita con delle semplici regole poste per diminuire il tempo trascorso sui social. Senza dimenticare attività offline e all’aperto, come lo sport, una medicina naturale per il nostro benessere fisico e mentale. Per riscoprire la bellezza di impegnare in modo consapevole ed equilibrato il proprio tempo.

Qual è il contrario della FOMO?

La JOMO, joy of missing out, ovvero la gioia di perdersi qualcosa’, è l’atteggiamento contrario alla FOMO, che esalta la scelta di vivere il momento, di impiegare il proprio tempo come si desidera, senza rimpiangere di lasciarsi alle spalle altre alternative e curarsi di quanto accade online.