Psichiatria

La mitomania

Che cos'è la mitomania? Cosa si nasconde dietro questo comportamento e come è possibile trattarlo?

La mitomania

La mitomania è un comportamento psicopatologico che comporta l’abitudine compulsiva a distorcere la realtà attraverso la creazione di storie false.

In questo articolo, proveremo a capire cosa significa essere mitomani e analizzeremo le cause e i sintomi di questa condizione psicologica, per poi approfondire come può essere trattata grazie agli strumenti della psicoterapia.

Cosa vuol dire essere mitomani?

Iniziamo con il chiarire il significato di mitomania. La mitomania, anche nota come pseudologia fantastica, è una condizione psicologica in cui un individuo mente in modo compulsivo e ricorrente. La caratteristica distintiva di queste bugie è che sono spesso elaborate, complesse e facilmente confutabili. In altre parole, i mitomani raccontano storie che si allontanano notevolmente dalla realtà, ma le affermano come verità assoluta.

La mitomania è stata descritta per la prima volta da Anton Delbrück nel 1891 e approfondita da Ernest Dupré agli inizi del Novecento, ma resta un concetto ancora dibattuto in psichiatria. Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali DSM-5 non figura come una precisa condizione patologica, ma come un sintomo riscontrabile in molteplici disturbi mentali. Ad esserne colpiti sono generalmente i cosiddetti bugiardi patologici, individui che mentono in modo continuo e sistematico.

A differenza di altri disturbi, come l’effetto Mandela, che dipendono da un difetto della memoria, la mitomania implica una deliberata manipolazione della realtà: i soggetti mitomani dichiarano il falso con la consapevole intenzione di ingannare.

Quali sono le cause della mitomania?

Ma perché un mitomane continua a mentire? Il comportamento mitomane non è legato alla ricerca di vantaggi materiali o sociali, ma al bisogno profondo di sentirsi speciali, proteggersi dal giudizio altrui, o semplicemente attirare l’attenzione, la stima o la compassione degli altri.

All’origine di questi sentimenti possono esservi diverse cause, spesso radicate in esperienze personali, dinamiche familiari e sociali:

  • bassa autostima e insicurezza: le persone mitomani hanno spesso una visione negativa di sé e possono per questo cercare di migliorare la propria immagine attraverso il racconto di storie straordinarie. La mitomania diventa perciò un modo per nascondere le proprie fragilità, sembrare più interessanti agli occhi degli altri e ottenerne l’approvazione 
  • frustrazioni e traumi: esperienze di frustrazione, traumi o eventi negativi nella vita di un individuo possono portare le persone a sviluppare stress e ansia e, come meccanismo di difesa, a creare storie fittizie per evitare la realtà o per cercare consolazione nelle menzogne
  • dinamiche familiari: individui che provengono da una famiglia in cui le aspettative sono rigide e le critiche implacabili potrebbero sviluppare una necessità patologica di nascondere la loro vulnerabilità attraverso il racconto di storie fittizie
  • giudizio sociale: la mitomania si sviluppa spesso in individui che provano vergogna per la propria famiglia, la loro storia o il loro passato e maturano dunque la tendenza a dire bugie per nascondere la verità e per impressionare gli altri

In alcuni casi, la mitomania può iniziare fin dall’infanzia. Molti bambini hanno difficoltà a gestire le frustrazioni o le aspettative dei genitori e possono ricorrere alle bugie per evitare castighi o delusioni. Tuttavia, quando questo comportamento diventa un tratto caratteristico che persiste in età adulta, può evolvere in un atteggiamento patologico.

Come si comporta una persona mitomane?

L’alterazione della realtà portata avanti da una persona mitomane ha delle caratteristiche peculiari che includono:

  • bugie patologiche e complesse: una delle caratteristiche principali della mitomania è la tendenza a inventare, in modo costante e incontrollato, storie elaborate che riguardano una vasta gamma di argomenti, come eventi incredibili, relazioni immaginarie o abilità eccezionali 
  • esaltazione delle proprie capacità: oltre a inventare completamente situazioni ed eventi, i mitomani tendono a magnificare le proprie capacità. Per esempio possono affermare di avere competenze eccezionali, di conoscere persone importanti o famose o di guadagnare molto più denaro di quanto effettivamente guadagnino. Questa tendenza all’esagerazione è collegata all’obiettivo di dipingersi come persone eccezionali
  • falsa immagine di sé: la mitomania può sfociare nella creazione di una falsa immagine di sé stessi. Gli individui mitomani cercano costantemente di far emergere una visione positiva di sé, spesso ritraendosi come eroi o vittime delle loro storie. Questo atteggiamento serve a nascondere le proprie debolezze e a cercare di ottenere l’ammirazione degli altri
  • mancata consapevolezza delle proprie menzogne: chi soffre di mitomania può finire per credere alle proprie bugie e perdere il contatto con la realtà. Sviluppa così una vera e propria dipendenza dallo scenario fantasioso che ha creato, che lo induce ad alimentarlo costantemente

La mitomania si accompagna spesso a tratti psicologico-emotivi come scarsa empatia, egocentrismo, mancanza di rimorso o di rispetto per le norme sociali, che possono compromettere fortemente la capacità di connessione interpersonale.

Dal punto di vista psicopatologico, questa condizione può essere associata a disturbi di personalità come il disturbo antisociale, narcisistico, istrionico e borderline, caratterizzati da una costante ricerca di attenzioni, una percezione esagerata di sé stessi e un desiderio di trattamento speciale.

Come smascherare un mitomane?

Per capire se una persona sia affetta da mitomania e stia dando un’immagine fittizia di sé, è possibile mettere in atto alcune strategie:

  • fare domande dettagliate: i mitomani possono essere vaghi e sfuggenti nei dettagli o a cambiare la loro narrazione quando vengono interrogati in modo approfondito
  • confrontare le storie raccontate in precedenza dalla persona e cercare incoerenze tra di esse
  • verificare i fatti raccontati cercando prove concrete o rivolgendosi a terze persone che possano confermarli o smentirli
  • osservare le reazioni emotive: i mitomani potrebbero reagire in modo eccessivo in situazioni in cui la loro verità viene messa in discussione. Prestare attenzione alle loro reazioni ed espressioni del viso quando vengono interrogati può essere dunque utile.

Come si cura?

Il metodo migliore per trattare un disturbo complesso come la mitomania è la psicoterapia, sebbene la buona riuscita di questo percorso possa essere compromessa dalla caratteristica primaria di questo disturbo: l’insopprimibile tendenza a mentire. Per questa ragione, sarà determinante la capacità del terapeuta di stabilire un’efficace connessione con il paziente.

Il trattamento psicoterapeutico è decisivo per individuare le cause che spingono il paziente a inventare menzogne e per guidarlo nello sviluppo di abilità emotive e sociali che gli consentano di esprimere in modo sano le sue necessità. Presupposto fondamentale del percorso è l’educazione della persona mitomane alla consapevolezza di sé. Solo riconoscendo l’effetto distruttivo del suo comportamento sulle relazioni con gli altri e sulla propria vita potrà essere in grado di combattere l’abitudine compulsiva a mentire.

Uno degli approcci psicoterapeutici più utilizzati per affrontare la mitomania è quello cognitivo-comportamentale (TCC), che mira a identificare i pensieri distorti e le credenze errate che portano alla menzogna cronica. Questo metodo aiuta il paziente a sviluppare strategie per gestire l’impulso di mentire e adottare comportamenti onesti.

In alcuni casi, il trattamento farmacologico può essere raccomandato, soprattutto se ci sono sintomi di depressione o ansia correlati. Gli antidepressivi, in particolare, possono essere utili per stabilizzare l’umore.

Coinvolgere la famiglia e gli amici del paziente nel processo di guarigione può essere molto importante per aiutarlo a riconoscere e ad affrontare il suo comportamento nocivo, incoraggiandolo a lavorare su sé stesso.