La cleptomania è caratterizzata dall’impulso irresistibile di rubare oggetti senza una reale necessità personale o economica.
Le cause di questo disturbo non sono ancora del tutto note, anche se si ipotizza, come per altre condizioni psicopatologiche, che all’origine della cleptomania ci sia una combinazione di ragioni ereditarie e ambientali.
Vediamo nel dettaglio in che cosa consiste esattamente la cleptomania, quali sono le manifestazioni principali di questo disturbo e come fare a trattare una persona cleptomane.
Che cos’è la cleptomania? Significato e definizione
La cleptomania è un sintomo nevrotico caratterizzato da un bisogno patologico, irrefrenabile e immotivato di rubare oggetti, che possono anche essere privi di valore e non necessariamente legati a un vero e proprio bisogno. Il Manuale dei Disturbi Mentali (DSM-IV TR) inserisce la cleptomania tra i disturbi del controllo degli impulsi.
In particolare, è l’incapacità di frenare l’impulso a rubare oggetti che caratterizza un cleptomane. Solitamente, ciò che viene rubato ha uno scarso valore sia funzionale sia economico. Si tratta dell’atto in sé ad attirare la persona con cleptomania e non l’oggetto del furto. In molti casi, infatti, gli oggetti rubati vengono buttati via o ceduti, più raramente conservati o restituiti al legittimo proprietario di nascosto. A spingere la persona a cedere gli oggetti rubati, infatti, è il senso di colpa, disprezzo per sé stessi, vergogna o paura di essere arrestati. Si rende conto di aver commesso un gesto deprecabile ma, nonostante questo, non riesce a evitare di ripeterlo.
In alcuni casi, l’unica via possibile intrapresa dal cleptomane è evitare i luoghi che potrebbero innescare i suoi impulsi incontrollati, come i supermercati, i negozi o altre rivendite commerciali.
Come riconoscere un cleptomane? Sintomi
Il sintomo principale della cleptomania è l’irrefrenabile desiderio di rubare in qualunque luogo sia possibile farlo. Poco prima di commettere questa azione, il cleptomane vive una tensione crescente che cala appena dopo il furto. Come abbiamo detto, il focus non è sugli oggetti in sé che, generalmente, hanno uno scarso valore economico oppure sono assolutamente inutili per la persona che li ruba.
Alla tensione crescente che precede il furto, seguono piacere, gratificazione e, successivamente, senso di colpa per la deprecabilità del gesto. Il cleptomane, tuttavia, pur rendendosi conto di aver sbagliato, non riesce comunque a fare a meno di rubare. I furti non vengono quasi mai programmati e sono realizzati in autonomia, con la sola accortezza di non essere scoperti.
Riassumendo, alcuni delle manifestazioni più comuni del disturbo comprendono:
- impulso irrefrenabile a rubare
- il furto non è motivato da vendetta o rabbia
- l’atto del rubare fornisce una scarica di adrenalina o un senso di gratificazione, ma seguono spesso sentimenti di colpa, vergogna, rimorso, disprezzo di sé, nonostante i quali la persona continua a rubare
- gli oggetti rubati spesso vengono nascosti e non utilizzati, regalati, o addirittura gettati via, evidenziando che l’atto del rubare è motivato dall’impulso e non dal desiderio o dalla necessità
- il comportamento è persistente, con episodi di taccheggio che non sono isolati e continuano nonostante le possibili conseguenze legali o personali.
Conseguenze
Le conseguenze di un disturbo come la cleptomania sono molteplici. La persona che soffre di questa condizione può cadere in uno stato di depressione, senza contare le problematiche legali, relazionali e professionali.
Innanzitutto, una delle principali conseguenze della cleptomania è il rischio di problemi giudiziari legati alle denunce per furto. Tali denunce possono essere numerose e portare a conseguenze legali gravi, quali arresti e procedimenti giudiziari. Il continuo coinvolgimento con il sistema giudiziario può deteriorare ulteriormente la qualità della vita della persona, portando a stigma e isolamento sociale.
Dal punto di vista della salute mentale, le persone affette da cleptomania spesso esperiscono, come accennato, sentimenti di vergogna, colpa, e disprezzo di sé. Questi sentimenti negativi possono aggravare ulteriori disturbi psichiatrici, come l’ansia e la depressione, rendendo la gestione della cleptomania più complessa. Inoltre, l’atto del furto può creare una spirale di stress e timore di essere scoperti, che a loro volta possono ulteriormente compromettere il benessere psicologico.
Sul fronte delle relazioni personali e sociali, il disturbo può portare all’isolamento. La paura di essere giudicati o l’imbarazzo per i propri comportamenti possono indurre l’individuo a ritirarsi dalle relazioni sociali e familiari. Questo può intensificare sentimenti di solitudine e disperazione, creando un circolo vizioso che rende più difficile affrontare il disturbo.
A cosa è dovuta la cleptomania? Cause e fattori di rischio
Le possibili cause della cleptomania non sono ancora del tutto note. Si tende a ipotizzare, piuttosto, che questa psicopatologia sia il frutto della combinazione di più fattori. Un ruolo potrebbero giocarlo componenti genetiche, in combinazioni con aspetti psicologici e ambientali, che insieme favorirebbero l’insorgere del disturbo.
La comunità scientifica ipotizza, inoltre, anche alterazioni biologiche del sistema di neurotrasmissione di dopamina e serotonina, neurotrasmettitori adibiti alla regolazione di varie funzioni dell’organismo quali umore, sonno e digestione – alla base della cleptomania.
Quando si diventa cleptomani?
La cleptomania tende a verificarsi più comunemente durante l’adolescenza o all’inizio dell’età adulta, anche se non è raro che i sintomi si manifestino anche in età adulta. Una volta che il disturbo si sviluppa, può perdurare per diversi anni.
La cleptomania può manifestarsi in diverse forme nel corso del tempo. A momenti in cui i furti vengono effettuati con più frequenza, possono alternarsi lunghi periodi di remissione. In alternativa, il disturbo può cronicizzarsi. In tutti i casi, infine, se non adeguatamente trattato, il cleptomane tenderà a rubare ancora, nonostante la deterrenza rappresentata dalle conseguenze legali, dai rapporti con le altre persone e dai problemi sul lavoro.
La cleptomania è un disturbo trasversale che può colpire soggetti di qualsiasi età, dai bambini agli adulti. L’incidenza di questa psicopatologia, però, sembra essere superiore tra la popolazione femminile rispetto a quella maschile.
Come viene diagnosticato il disturbo?
La diagnosi di cleptomania avviene dopo un’approfondita valutazione psicologica da parte dello specialista. Per questa ragione risulta, spesso, difficoltosa, in quanto le persone che soffrono di questo disturbo tendono a nascondere la loro condizione ed evitano di risolvere i propri problemi non rivolgendosi a dei professionisti.
Ecco perché può succedere che la diagnosi di cleptomania avvenga nel momento in cui il soggetto si rivolge agli operatori sanitari per altre ragioni. Si tratta, ad esempio, di pazienti depressi, che soffrono di stati d’ansia o altre condizioni psicopatologiche. Lo specialista, durante la propria valutazione, dovrà anche escludere eventuali altri disturbi di tipo psicopatologico.
Come trattare un cleptomane?
Le strategie di intervento per trattare la cleptomania possono basarsi sulla combinazione di terapia farmacologica e percorsi psicoterapeutici.
Per quanto riguarda i trattamenti farmacologici, questi mirano principalmente a tenere sotto controllo le principali manifestazioni sintomatologiche del disturbo, in primo luogo alleviando l’impulso a rubare da una parte e aumentando la resistenza del paziente dall’altra.
A tal proposito, si può quindi ricorrere a farmaci come:
Possono rivelarsi utili, se somministrati per brevi periodi e in associazione agli altri farmaci, gli ansiolitici.
La strada maestra per il trattamento della cleptomania passa, in ogni caso, dai percorsi di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Questi possono risultare un valido supporto se non addirittura aumentare gli effetti dei trattamenti farmacologici.
La terapia cognitivo-comportamentale, infatti, ha come obiettivo il controllo degli impulsi attraverso specifiche tecniche e un’esposizione controllata ai trigger che li innescano.
Nel gestire una persona affetta da cleptomania, è importante adottare un approccio comprensivo e di supporto. Alcuni suggerimenti includono:
- evitare di giudicare o condannare la persona per il suo comportamento. La cleptomania è considerata un disturbo mentale e non una scelta deliberata.
- promuovere la consapevolezza, incoraggiando la persona a riconoscere il problema e a cercare aiuto professionale. La consapevolezza del disturbo è il primo passo verso il recupero
- offrire supporto emotivo senza giudizio. La cleptomania può essere fonte di vergogna e colpa, quindi è importante che la persona si senta compresa e accettata
- consigliare di consultare uno psicologo, uno psichiatra o un altro professionista della salute mentale specializzato nel trattamento dei disturbi del controllo degli impulsi.
- ridurre le opportunità di furto mantenendo gli oggetti di valore fuori dalla portata dell’individuo o fornendo una supervisione adeguata
- se la persona è disposta, incoraggiarla a partecipare insieme a programmi terapeutici o di counseling mirati
- coinvolgere i familiari nel processo di supporto, in modo che possano comprendere il disturbo e collaborare nel processo di guarigione.
Come si chiama la fobia di rubare?
La cleptomania non è da confondere con la cleptofobia, che è la paura o l’ansia associata all’atto di rubare e può essere un sintomo di disturbi d’ansia più ampi.
(30 Aprile 2024)