Il disturbo evitante di personalità costringe la persona a isolamento e chiusura.
Chi soffre di disturbo evitante di personalità è caratterizzato da margini di manovra particolarmente limitati, che lo portano a non affrontare la quotidianità, evitando le situazioni sociali, ad esempio, limitando al massimo le relazioni sociali. Anche l’ambito lavorativo può risentirne, e le relazioni di coppia possono essere messe a dura prova.
In questo articolo cercheremo di capire quali sono le principali caratteristiche del disturbo evitante di personalità, le tipiche manifestazioni sintomatologiche, la prognosi e, in conclusione, le possibili strategie di intervento.
Come si definisce il disturbo evitante di personalità?
Il disturbo evitante di personalità è una sindrome caratterizzata da un pervasivo evitamento di situazioni considerate fonte di ansia, pericolo o imbarazzo. La persona che soffre di questo disturbo della personalità vede limitati molti ambiti della sua vita, a causa del continuo ritiro in se stessa e allontanamento dalle difficoltà.
La diagnosi di disturbo di personalità evitante è comunque piuttosto sfuggente e sovrapponibile con altre forme di disagio psicologico. Può essere paragonabile ad altri disturbi psicologici come:
- disturbo d’ansia generalizzato
- narcisismo a pelle sottile, presente in individui fragili, con forte senso di inadeguatezza
- disturbo distimico.
Come riconoscere un evitante?
Possiamo definire una persona evitante quando l’elusione dei problemi e delle fonti di ansia diventa il meccanismo principale con cui la persona affronta la quotidianità.
Una persona evitante si riconosce, ad esempio, da alcuni comportamenti quali:
- tendenza a rinunciare a situazioni sociali
- propensione costante a procrastinare
- un certo grado di passività.
Queste caratteristiche non sono sempre indice di un disturbo evitante. Rimandare o cercare di non pensare a qualcosa che mette ansia sono strategie comuni. Simili comportamenti diventano patologici nel momento in cui vengono messi in atto in maniera sistematica. La differenza, infatti, la fa la frequenza con cui una persona ricorre a tali meccanismi e la centralità che assumono nella sua vita di tutti i giorni.
Disturbo evitante, sintomi principali
Il DSM-5 definisce il disturbo di personalità come un pattern pervasivo di:
- inibizione sociale
- sentimenti di inadeguatezza
- ipersensibilità al giudizio negativo.
Questo pattern ha il proprio avvio entro la prima età adulta e si presenta in diversi contesti. Per avere una diagnosi è necessario che siano presenti almeno quattro, o più, dei seguenti elementi:
- si evitano attività lavorative che implicano un significativo contatto con altre persone, per paura di eventuali critiche, disapprovazione o rifiuto
- timore nell’entrare in relazione con persone, a meno che non si abbia la certezza di piacere
- limitazioni nelle relazioni intime per timore di essere umiliati o ridicolizzati.
- ci si preoccupa di essere criticati o rifiutati in situazioni sociali
- inibizione in situazioni interpersonali nuove per sentimenti di inadeguatezza
- ci si vede come socialmente inetti, personalmente non attraenti o inferiori agli altri
- si è insolitamente riluttanti ad assumere rischi personali o a impegnarsi in qualsiasi nuova attività, poiché questo può rivelarsi imbarazzante.
Quando si sospetta la presenza di un disturbo evitante, è importante valutare la natura delle paure e delle aspettative fobiche della persona. Un disturbo evitante può nascondere anche l’ansia da prestazione. Questi tratti possono andare ad influenzare qualsiasi ambito della vita di una persona: dalla sua cerchia sociale, alla sfera lavorativa fino allo studio. In alcune circostanze, il disturbo evitante di personalità può assumere tratti ossessivi o narcisistici.
Disturbo evitante di personalità e rapporto di coppia
Questo disturbo può avere un impatto significativo su un rapporto di coppia a causa della tendenza della persona affetta a evitare l’intimità emotiva e la comunicazione aperta. La persona evitante può lottare nel condividere i propri pensieri e sentimenti con il partner, temendo il rifiuto o il giudizio. Come conseguenza, possono determinarsi una mancanza di connessione emotiva e una crescente distanza tra i partner.
La bassa autostima associata a questo disturbo può alimentare insicurezze e comportamenti di autoisolamento, rendendo difficile la creazione di una relazione di fiducia. La paura dell’abbandono può portare a comportamenti gelosi o possessivi, che possono danneggiare ulteriormente la fiducia reciproca.
Come comportarsi con una persona che soffre di disturbo evitante?
Per avvicinarsi ad una persona che soffre di questo disturbo sono necessarie sensibilità, comprensione e pazienza. In termini più pratici, si può:
- mostrare empatia e sostegno, cercando di comprendere le paure e le preoccupazioni della persona e di offrire concreto sostegno empatico, tenendo conto dei loro bisogni e delle loro difficoltà
- creare un ambiente sicuro, tanto nella vita privata quanto al lavoro. Un ambiente in cui la persona si senta al sicuro e protetta, così da evitare di esporla a situazioni che potrebbero innescare ansia o paura di rifiuto e giudizio
- comunicare in modo chiaro e aperto, incoraggiando la persona a esprimere i propri pensieri e sentimenti senza timore di essere giudicata.
- essere pazienti, perché le persone con disturbo evitante della personalità possono avere difficoltà a stabilire relazioni e ad aprirsi agli altri. Mostra pazienza e dai loro il tempo di cui hanno bisogno per sentirsi a proprio agio e fidarsi
- evitare critiche e giudizi, perché le persone con questo disturbo sono estremamente sensibili alle critiche e al rifiuto.
Disturbo evitante, prognosi e intervento
Il disturbo di personalità evitante può risolversi grazie all’ausilio di una psicoterapia psicoanalitica, che aiuti la persona a comprendere la genesi e lo sviluppo dei sintomi psicologici e il senso che hanno per lei e per la sua storia di vita. Gradualmente, nel corso della psicoterapia la persona imparerà a prendere contatto con le proprie emozioni e con i pensieri che la spaventano e la spingono a evitare le situazioni di difficoltà.
Anche una psicoterapia cognitivo-comportamentale o una terapia di gruppo possono essere utili per affrontare le credenze patogene e i meccanismi di difesa disfunzionali della persona evitante. Lo psicoterapeuta che ha in carico una persona con presunto disturbo evitante dovrà essere in grado di operare una diagnosi differenziale raffinata, nonché comprendere quali sfumature assume questo disturbo e se esiste una compresenza di altre sindromi di personalità o altri disturbi come ansia, depressione o fobie sociali.
Una valutazione di questo tipo è cruciale per definire una prognosi adatta. Una diagnosi approfondita può ad esempio rilevare la presenza di una semplice, per così dire, fobia sociale, oppure indicare la presenza di un disturbo di personalità narcisistico più strutturato. La prognosi, nei due casi, può cambiare molto: se la fobia sociale è affrontabile con interventi più mirati e circoscritti nel tempo, un disturbo narcisistico può richiedere mesi, se non anni di psicoterapia personale.
(27 Maggio 2022)