Psichiatria

Paura: l’istinto di conservazione

Se va oltre la sua funzione di emozione primaria che favorisce la conservazione, la paura può diventare una gabbia da cui è difficile uscire. La psicologia può comunque venire in aiuto.

Paura: l’istinto di conservazione

La paura nasce per effetto della pulsione all’autoconservazione.

Tuttavia, a volte la paura può diventare eccessiva, slegarsi da reali situazioni di pericolo e arrivare a condizionare negativamente la vita di una persona.

La dottoressa Francesca Picanza, psicoterapeuta del Santagostino, spiega la paura dal punto di vista della psicologia, i meccanismi che ne sono sottesi, le derive fobiche. E indica consigli pratici da seguire per riuscire ad affrontare cosa spaventa di più.

Che cos’è la paura in psicologia?

La paura è un’emozione primaria, come la gioia, la rabbia o la tristezza, ed è presente da sempre sia nel genere umano che nel regno animale. Come tutte le emozioni, la paura ha una funzione adattiva: protegge l’individuo di fronte a un pericolo o a una minaccia, reale o immaginaria che sia.

È una emozione preziosissima sin dai primi anni di vita, e assolve a fondamentali funzioni evolutive. Senza tale meccanismo metteremmo continuamente a rischio la nostra incolumità. Ecco perché non ha senso eliminare la paura. È più vantaggioso invece cercare di viverla in maniera appropriata.

Perché viene la paura?

Questa emozione sorge quando si attiva l’impulso, o l’istinto, il cui obiettivo è far sopravvivere l’individuo tutte le volte in cui si viva una situazione di pericolo. Non importa se questa situazione, si ripete, sia reale o percepita.

In che modo si manifesta?

Ecco un esempio: stiamo camminando in un bosco e a un certo punto ci sembra di scorgere nelle vicinanze un animale pericoloso. Già prima di iniziare a correre il cervello ha avvertito il pericolo.

L’immediata attivazione del sistema nervoso autonomo e il successivo rilascio di adrenalina determinano una reazione definita di attacco o fuga, a cui sono collegati una serie di cambiamenti fisiologici:

  • incremento della quantità di ossigeno disponibile per i muscoli
  • aumento del ritmo cardiaco e della pressione sanguigna
  • aumento della sudorazione
  • blocco della digestione, bocca secca e nodo allo stomaco
  • rallentamento del sistema immunitario.

Oltre alla fuga, in una situazione di pericolo sono possibili altri due tipi di reazioni naturali: il freezing e il faint. La parola freezing sta per congelamento. L’essere vivente si nasconde dal predatore e si immobilizza mentre valuta l’azione più adatta da intraprendere.

Più estremo, ma alle volte ugualmente funzionale, è il faint ovvero la finta morte, detta anche tanatosi. Si tratta di una condizione di irrigidimento totale del corpo. Il faint sembra verificarsi nelle situazioni in cui non si riesce a trovare una via di fuga o una strategia difensiva utile. È molto frequente nel regno animale, poiché i predatori preferiscono le prede vive a quelle morte, la cui carne potrebbe essere in putrefazione.

Nell’essere umano la paura può manifestarsi come faint attraverso la riduzione del tono muscolare e il distacco dall’esperienza e dalla realtà. Ovvero attraverso quelli che possono essere definiti sintomi dissociativi.

Qual è la differenza tra ansia e paura?

La paura e l’ansia possono essere considerate come due tonalità di uno stesso colore: hanno in comune la percezione di una minaccia o di un danno futuro, reale o potenziale.

La principale differenza consiste nell’oggetto della minaccia. Per la paura è specifico e concreto, mentre per l’ansia risulta generalmente meno definito. Nell’ansia è inoltre presente l’incertezza sul da farsi, a causa della maggiore indefinitezza dell’oggetto o della situazione da affrontare.

Dalla paura alla fobia

La risposta di attacco – fuga era utile nelle condizioni di vita dei nostri antenati, quando la vita era colma di pericoli. Ancora oggi rientra nei nostri meccanismi di difesa, ma genera seri problemi quando si attiva troppo facilmente o nel momento sbagliato. In questi casi si può immaginare di essere dotati di un meccanismo di allarme troppo sensibile, in grado di accendersi anche quando non ce n’è davvero bisogno.

È quanto accade ad esempio nelle fobie specifiche, paure intense, durature e sproporzionate rispetto alla minaccia reale. Il DSM-5 prevede 5 categorie di fobie a seconda della tipologia dello stimolo fobico:

  • animali come ragni, insetti, cani
  • ambienti naturali, ad esempio altezze, temporali, acqua
  • sangue, iniezioni, ferite. Nello specifico aghi, procedure mediche invasive
  • situazioni che si vivono in aeroplani, ascensori
  • altro, ovvero gli stimoli più svariati.

Una specifica forma di fobia nasce da un tipo di apprendimento detto condizionamento classico: un’emozione di paura o ansia viene associata ad uno stimolo preciso. La pericolosità associata a quello stimolo determinerà il suo evitamento fobico.

Quali sono i tipi di paura?

I tipi di paura possono essere diversi, come appena visto. Esistono tuttavia alcuni tipi di paure che si specificano in fobie piuttosto singolari, ma non per questo meno invalidanti, perché comunemente legate a vissuti di sofferenza per la persona. Si può avere la fobia:

  • di commettere errori, ovvero atelofobia. Nel greco antico “atelos” significa imperfetto e “fobos” significa paura. L’atelofobia è la paura persistente di fare errori o di non essere abbastanza perfetti nelle proprie azioni o decisioni
  • di allontanarsi dai genitori. In termini non scientifici, si parla di tropofobia. Ma è più opportuno parlare di separazione ansiosa o disturbo d’ansia da separazione
  • delle malattie, chiamata anche nosofobia. Sempre dal greco antico, per il quale “nosos” significa “malattia”. Questa fobia specifica comporta una paura eccessiva e irrazionale delle malattie o dell’idea di essere malati. Chi ne soffre tende a evitare situazioni o luoghi associati alle malattie
  • dei buchi, chiamata tripofobia. Questa fobia è caratterizzata da una forte avversione o paura intensa verso i piccoli buchi o ammassi di piccoli fori o protuberanze, spesso trovati in natura, come ad esempio nel tessuto delle spugne, nei favi d’ape o nei semi di loto.

Come si supera la paura?

Ecco alcuni punti su cui provare ad allenarsi in autonomia per tenere a bada la paura:

  • ridurre le condotte di evitamento e allenarsi ad affrontare le situazioni temute a piccole dosi, prima programmando esposizioni a stimoli che generano meno paura, poi a quelle man mano più spaventose. Si può anche pensare di cominciare dalla sola esposizione a un’immagine dello stimolo fobico, come un ago o un ragno
  • immaginare lo scenario peggiore, in modo da prepararsi al peggio e al tempo stesso osservando come la realtà è meno dura di come la si era immaginata
  • imparare a non giudicarsi troppo severamente per le proprie paure. Avere paura è umano. Non è utile riempire la mente di giudizi inutili. Meglio prendere contatto con le proprie qualità personali che possono aiutare ad affrontare quei timori
  • chiedere aiuto, condividere le proprie paure con le persone fidate. Chiedere aiuto infatti può essere un modo per cominciare ad affrontare con coraggio ciò che si teme. E se davvero la paura è diventata pervasiva e ingombrante nella propria vita, ci si può rivolgere a uno psicoterapeuta.

Trattare la paura con la psicoterapia

In psicoterapia, la tecnica d’elezione per il trattamento delle fobie è l’esposizione graduale agli stimoli temuti.

Paziente e terapeuta programmano insieme una serie di passi che prevedono un progressivo avvicinamento allo stimolo fobico, fino ad arrivare al contatto diretto con l’oggetto o la situazione temuta. Queste esperienze hanno come scopo quello di generare la sostituzione delle idee irrazionali rispetto allo stimolo, che diverrà passo dopo passo uno stimolo neutro.

Trattamento delle fobie con la realtà virtuale

Negli ultimi anni, il trattamento di fobie specifiche ha visto avanzamenti di sicuro interesse. È questo il caso della realtà virtuale, grazie alla quale il soggetto può affrontare le proprie paure e le proprie ansie in un ambiente terapeutico controllato e protetto.

Per mezzo di software dedicato, e di visori 3D, il paziente ha la possibilità di essere esposto in modo educativo, quindi non sfidante, alla fonte di paura, così da imparare per gradi a gestire e risolvere la fobia per cui è in cura.