L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, distinguere e nominare le proprie emozioni e quelle degli altri.
Rappresenta un tratto fondamentale dell’intelligenza che permette, a chi lo possiede e sa applicarlo, di orientare il proprio pensiero e comportamento, e raggiungere obiettivi e benessere in ambito privato e lavorativo.
Ma in cosa consiste precisamente l’intelligenza emotiva? Si tratta di una capacità che può essere appresa ed esercitata? Risponde a queste domande la dott.ssa Francesca Pelizzoni, psicologa e psicoterapeuta di Santagostino Psiche.
Cosa si intende con intelligenza emotiva?
L’intelligenza emotiva, in inglese emotional intelligence, è un insieme di competenze che permettono di identificare, discriminare e gestire le emozioni, tanto le proprie quanto quelle altrui.
L’intelligenza emotiva può essere ricondotta a diverse denominazioni:
- QE, quoziente emozionale
- QIE, quoziente di intelligenza emotiva
- LE, leadership emotiva.
Dalla varietà di queste definizioni si comprende facilmente come sia fuorviante tentare di caratterizzare in modo univoco questo costrutto. L’intelligenza emotiva, in effetti, viene spiegata attraverso diversi modelli teorici, di cui i più diffusi sono:
- il modello di Peter Salovey e John D. Mayer
- il modello di Daniel Goleman.
Chi ha teorizzato l’intelligenza emotiva?
L’intelligenza emotiva è stata teorizzata, per la prima volta, da Peter Salovey, psicologo sociale statunitense nonché attuale presidente della Yale University, e John D. Mayer, psicologo della New Hampshire University che si occupa di intelligenza emotiva e psicologia della personalità.
L’intelligenza emotiva, secondo la prima definizione formulata da Salovey e Mayer intorno al 1990, consiste nella capacità di percezione, integrazione e regolazione delle emozioni al fine di promuovere il pensiero e la crescita personale, emotiva e intellettiva.
Nella definizione di intelligenza emotiva, Salovey e Mayer hanno individuato le capacità di:
- generare emozioni
- comprendere le emozioni
- regolare le emozioni in modo riflessivo.
Il concetto di intelligenza emotiva è stato poi ripreso da Daniel Goleman, psicologo di origini statunitensi, nel fortunato volume Intelligenza emotiva, edito nel 1995. In Goleman, diversamente dal modello Salovey-Mayer, il costrutto viene inquadrato principalmente in ambito lavorativo: l‘intelligenza emotiva viene definita infatti come un insieme di competenze che consentono al soggetto di agire in un contesto di leadership.
Chi è dotato di intelligenza emotiva?
Le persone con intelligenza emotiva, secondo il modello Salovey-Mayer, possiedono quattro specifiche abilità:
- percepire le emozioni – quelle proprie e quelle altrui – quali gioia, paura o rabbia osservando la mimica facciale, i gesti di una persona o delle fotografie, o ascoltando il timbro della voce
- saper adoperare le emozioni con obiettivi variabili a seconda delle circostanze, ma comunque orientati al problem solving
- comprendere le emozioni cogliendone le sfumature e le evoluzioni nel corso del tempo
- essere in grado di gestire le emozioni, ovvero regolarle e “governarle”, così da perseguire l’obiettivo prestabilito.
Le competenze dell’intelligenza emotiva non agiscono a tenuta stagna, ma si esplicano in stretta correlazione reciproca.
Quali sono le 5 principali competenze emotive?
L’intelligenza emotiva secondo Goleman si caratterizza per cinque caratteristiche:
- consapevolezza di sé, intesa come capacità di riconoscere le proprie emozioni e i propri punti di forza ma, al contempo, le proprie debolezze e i propri limiti. Insieme a questa abilità, Goleman indica la capacità di intuire come simili caratteristiche possano influenzare le persone
- autoregolazione, che permette di gestire le proprie fragilità, emozioni, i propri punti di forza e le proprie risorse, così da poterli adattare ai diversi contesti e riuscire a raggiungere gli obiettivi fissati
- abilità sociale, che implica la capacità di gestire i rapporti con le persone così da riuscire a indirizzarle verso un certo fine
- motivazione, ovvero l’abilità di individuare e poi trasformare i pensieri negativi in pensieri positivi così da motivare gli altri, oltre che sé stessi
- empatia, la capacità di comprendere, fino a sentire nel profondo, gli stati d’animo di altre persone.
Intelligenza emotiva e competenze emotive
Le cinque potenzialità illustrate da Goleman come tipiche dell’intelligenza emotiva si traducono in competenze emotive. La consapevolezza di sé, per esempio, si declina in:
- una migliore capacità di riconoscere e nominare le proprie emozioni
- una abilità nel comprendere i trigger emotivi
- la capacità di discernere tra sentimenti, condizioni fisiche e azioni.
D’altra parte, l’autoregolazione nell’intelligenza emotiva permette di:
- gestire in modo più efficace la frustrazione e la collera
- mantenere un comportamento meno aggressivo o autodistruttivo
- esercitare un maggiore controllo dello stress
- provare meno solitudine e ansia negli scambi sociali.
In altre parole, le competenze emotive presuppongono una serie di abilità pratiche decisive per promuovere l’autoefficacia nelle interazioni sociali riguardanti le emozioni. Attraverso queste abilità, quindi, è possibile stabilire rapporti positivi con gli altri e favorire comportamenti adattivi dal punto di vista sociale.
Competenza personale e competenza sociale
Goleman distingue la competenza emotiva in due sottocategorie:
- competenza personale
- competenza sociale.
La competenza personale riguarda il controllo di sé mediante i seguenti strumenti:
- la consapevolezza delle proprie emozioni
- la comprensione dei propri punti di forza e delle proprie debolezze
- la capacità di adeguarsi al cambiamento
- l’apertura mentale.
Prevede inoltre una motivazione interiore per migliorare e raggiungere gli obiettivi nonostante le difficoltà.
La competenza sociale, al contrario, concerne la gestione delle relazioni con gli altri tramite l’ascolto attivo, l’empatia e la collaborazione. Queste capacità sociali si distinguono in diverse categorie:
- comunicazione
- leadership
- problem solving
- risoluzione dei conflitti
- decision making.
Alla competenza sociale è correlato il cooperative learning, che comporta il lavorare in gruppo per maturare queste abilità, determinanti per orientarsi nel vasto ambito dei saperi tecnico-scientifici.
Come capire se si ha intelligenza emotiva? Test e valutazioni
Per misurare l’intelligenza emotiva è stato anche sviluppato un test, il test di intelligenza emotiva Mayer-Salovey-Caruso, MSEIT, pensato per stimolare e sollecitare le quattro abilità appena indicate.
A differenza dei test sul quoziente intellettivo, utilizzato ad esempio per la diagnosi di ritardo mentale, nel test dell’intelligenza emotiva non sono previste risposte corrette in termini obiettivi. Piuttosto, si tratta di una valutazione delle abilità che si basa su una scala relativa alle performance del soggetto.
Anche Daniel Goleman ritiene misurabile l’intelligenza emotiva, e insieme a Richard Eleftherios Boyatzis ha sviluppato due strumenti di valutazione:
- ECI, l’Emotional Competency Inventory
- ESCI, l’Emotional and Social Competency Inventory.
ECI, Emotional Competency Inventory
L’ECI è strutturato in modo da valutare diverse aree dell’intelligenza emotiva, come la consapevolezza di sé, l’autoregolazione, l’empatia e la gestione delle relazioni. Attraverso domande e valutazioni specifiche, questo test fornisce un quadro delle capacità emotive di una persona e può essere utilizzato per identificare punti di forza e aree di miglioramento.
Questo strumento è ampiamente utilizzato in contesti aziendali e organizzativi per migliorare la leadership, lo sviluppo del personale e la gestione delle relazioni sul luogo di lavoro. In generale, l’ECI aiuta a promuovere la consapevolezza emotiva e a sviluppare le competenze necessarie per affrontare le difficoltà emotive nella vita personale e professionale.
ESCI, Emotional and Social Competency Inventory
L’ESCI mira a identificare le abilità specifiche che contribuiscono al successo professionale, come l’empatia, la leadership ispiratrice, la gestione del conflitto e la capacità di creare un clima di fiducia e collaborazione.
Questo strumento utilizza una combinazione di valutazioni da parte di colleghi, superiori, collaboratori e autovalutazioni per fornire un quadro completo delle competenze emotive e sociali di un individuo. I risultati dell’ESCI possono essere utilizzati per il coaching, lo sviluppo della leadership e la gestione del talento all’interno delle organizzazioni, aiutando i professionisti a migliorare le proprie abilità relazionali e a ottenere successo nei loro ruoli.
A cosa serve l’intelligenza emotiva?
Chi imbraccia l’intelligenza emotiva può ottenere benefici concreti nella quotidianità. Vive anzitutto con maggiore ottimismo e adotta un comportamento prosociale. Le sue competenze sociali, che saranno più sviluppate, andranno a vantaggio anche della comunità nel suo complesso.
Le relazioni con il nucleo familiare e, in una prospettiva più ampia, quelle con i propri simili diventeranno più costruttive e funzionali. Allo stesso modo, i rapporti in ambito professionale miglioreranno.
Nella sfera privata, l’intelligenza emotiva avrà come risultato una più profonda conoscenza di sé e la capacità di prendere decisioni fondate sia sulla logica sia sul vissuto emotivo.
Come migliorare l’intelligenza emotiva?
Di seguito sono elencate alcune buone pratiche attraverso le quali è possibile sviluppare l’intelligenza emotiva, per poi beneficiare delle relative abilità pratiche:
- imparare a chiedersi: “Come sto? Cosa provo?” è cruciale per imparare a non respingere le emozioni, per quanto sgradevoli possano essere. Saper ascoltare le proprie emozioni è un aspetto di primaria importanza per sviluppare questa tipologia di intelligenza
- non giudicare le emozioni. Nel momento in cui giudichiamo le emozioni rischiamo di bloccarne il naturale decorso, che, come un’onda, le vede nascere, raggiungere un vertice, e poi svanire. Attraversare queste tre fasi rinunciando al giudizio è fondamentale e salutare
- ascoltare il proprio corpo, che comunica costantemente con la mente. Avere lo stomaco gonfio o un nodo allo stomaco possono essere l’espressione somatizzata di una stanchezza lavorativa
- cercare la connessione tra emozioni e pensieri, perché da pensieri assillanti o tormentosi possono sorgere pensieri negativi
- connettere tra di loro le emozioni per rintracciare le reciproche influenze e i motivi che hanno determinato uno stato d’animo, e nel farlo mantenere un atteggiamento di accoglienza e mai di rifiuto. Correlare la tristezza per un lutto presente al dolore per un lutto del passato è per esempio un passo verso l’autocoscienza.
Praticare l’intelligenza emotiva è possibile, ed è il modo per sviluppare una padronanza emotiva, per esplorare il proprio stato d’animo e quello altrui, per fruire delle opportunità insite nelle relazioni sociali.
(2 Luglio 2024)